Visi distesi, musica, applausi e sorrisi. E’ stato un bel funerale quello che ieri ha salutato Valter Colasante. Non appaia irriverente o un ossimoro, perché il falegname con la passione per la musica ha voluto concedere al pubblico l’ultimo spettacolo. Un po’ teatro, un po’ concerto, sicuramente un evento. Dalle registrazioni delle sue interpretazioni dei Blues Brothers e dei Beatles che hanno aperto e chiuso la cerimonia, all’esibizione dal vivo del figlio Simone. Una serenata jazz che ha accompagnato l’ideatore e fondatore di Muntagninjazz, come lui l’aveva immaginato.
“Non poteva essere diversamente, melenso e triste – ha esordito Liana Moca, presidente nazionale della FederCelebranti che ha officiato la cerimonia – perché Valter era tutt’altro: era ironico e impegnato e oggi siamo qui a celebrare la sua vita e non la sua morte”.
E l’ultimo dono di Valter alla sua comunità, è stato quello di farla ritrovare intorno a quella bara per festeggiare: rossi e neri, politici e amministratori, amici e conoscenti, militanti e fruitori della cultura. Non a parlare del regno dei cieli, ma di quello dei vivi e della vita che il falegname ha regalato a quei palchi di legno che assomigliano alla favola di Pinocchio; che come Pinocchio sono diventati carne e ossa: trasformati in ricordi ed emozioni, concerti, incontri d’amore e affinità.
Un funerale laico che ha sorpreso e incantato, come hanno fatto in questi diciassette anni i suoi eventi; che ha ribaltato il rapporto con la vita e con la morte. Un modo diverso di segnare il passaggio che sta lentamente prendendo piede anche in Abruzzo: “C’è ancora molta resistenza culturale, più che religiosa – spiega Liana Moca -, ma il funerale laico, come i matrimoni laici, sta prendendo sempre più piede. Il problema è che non tutti sanno cosa sia e che si può fare in tanti modi. E anche per questo Valter ha dato un’altra occasione di conoscenza al territorio”.
Il suo, d’altronde, è stato un funerale laico particolare, uno dei pochi che si è celebrato finora a bara aperta: “La normativa dice che il funerale si può celebrare ovunque, anche nel giardino di casa, ma la bara nel momento in cui esce dalla camera ardente deve essere chiusa – continua Moca -. In questo caso la lungimiranza dei gestori della Casa funeraria ha permesso di celebrare una cerimonia unica, a bara aperta, in un ambiente spazioso, luminoso e con tanto di filodiffusione”.
La FederCelebranti sta pensando di realizzare anche un albo professionale, seppure al momento non sia richiesto un patentino specifico per la celebrazione: “E’ una professione a tutti gli effetti e anche molto delicata, specie quando si tratta di onoranze funebri – aggiunge la presidente della FederCelebranti – bisogna muoversi in un terreno molto delicato, fatto di sensibilità e dolore, avendo rispetto per il defunto e per i suoi cari. Parlare di lui e di quello che è stato, perché è questa la differenza tra un funerale laico e uno religioso: al centro c’è l’uomo e non Dio”.
Il concerto è finito, andate in pace.
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