Deve essere davvero liberatorio, in certi momenti, urlare le proprie ragioni, i “j’accuse” e le paure con tutto il fiato che si ha in corpo.
Prendere a cazzotti un cuscino, riempire di calci il divano, lanciare una sedia dalla finestra e, una volta sterminato il mobilio, dire le parolacce alla poverina ferma al semaforo, che non si è accorta del verde e continua a controllarsi le sopracciglia nello specchietto retrovisore dell’auto.
Queste cose le facevo a vent’anni, soprattutto contro me stessa, a cui davo spesso la colpa di tutto. Poi mi perdonavo e mi concedevo un’altra chance, seppellendo per un po’ l’afflizione sotto un paio di allegre scemenze.
Oggi tendo a essere più comprensiva verso gli altri e me stessa, considero ogni evento come parte del grande disegno del destino e non mi pongo troppe domande. Preferisco le affermazioni.
Tutto ciò che accade è un punto numerato: anche i fatti all’apparenza più insignificanti, prima o poi verranno collegati seguendo la successione numerica dei punti e il disegno misterioso prenderà forma. Solo allora capiremo il senso di tutto, anche delle sfighe e molte di queste non ci parranno più tali.
Almeno una volta al giorno, bombardati
come siamo da notizie nefaste, desideriamo la pace nel mondo, affinché ogni bambino della Terra possa essere al sicuro nella propria casa, viaggiare torni a essere un piacere, non più un rischio, e gli interessi economici smettano di cambiare i confini geografici delle nazioni e quelli morali delle persone.
Alla pace interiore invece non pensiamo mai, nonostante sia indispensabile per stare bene quanto, se non di più, della giusta pressione arteriosa o della corretta quantità di colesterolo nel sangue. La cosa fantastica di questo tipo di pace, che assurdamente a telegiornali e Capi di Stato non interessa, è che non costa niente, anzi, probabilmente meno si possiede, più è possibile ottenerla.
Chi vive in pace non ha altre brame che difendere il suo stato di serenità.
Chi vive in pace non ha bisogno di sopraffare nessuno, né di dar fastidio agli altri per dimostrare una grandezza evidentemente solo utopica.
Credevo di essere pazza, sempre fuori dalle guerre e senza alcun tipo di brama, invece sono solo un po’ Zen. Un po’ pazza e un po’ Zen: sono PAZZ-ZEN.
In certi giorni mi sento tanto PAZZ: penso al futuro, alle incognite da trovare per risolvere la complicata equazione che è la vita e tutta la mia incapacità matematica mi travolge. Però dentro di me sono ingiustificatamente serena, nonostante l’alto rischio di consegnare il compito in bianco. So’ cos ‘e pazz.
In altri giorni predomina lo ZEN: mi concentro sul presente, su tutte le cose belle che mi circondano, ho un pensiero positivo per tutti, sorrido a iosa e mi voglio un gran bene. So’ cose zen.
In entrambi i casi non riesco a trovare rabbia dentro di me, ma soprattutto non riesco a trovare una persona su cui scagliare la mia eventuale rabbia, perché non credo nelle colpe, ma nelle scelte.
Probabilmente l’assenza di ambizione, che ha influenzato tutta la mia vita, deriva dalla paura della contropartita. Non sono mai riuscita a desiderare situazioni o circostanze che avessero a che fare con l’agiatezza: cosa mi avrebbe chiesto in cambio il Diavolo?
Ho sempre anteposto il benessere affettivo a tutto: alle convenzioni, alle semplificazioni, alla comodità, fino all’estremo, fino a sentirmi pazz, ma è l’unico modo in cui voglio e riesco a vivere.
La mia cara vita semplice e complicata, che ha cercato di schiacciarmi e non ci è riuscita, ma solo perché sono pazz-zen e soprattutto consapevole che per ogni problema c’è una soluzione e ogni soluzione porta con sé un problema.
C’è sempre un problema, è vero, ma c’è sempre anche una soluzione. E poi un altro problema che necessita di una una soluzione.
Non ci si annoia mai: è quasi divertente.
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
Comunque non ditementichi mai, almeno per ora, di essere un Senatore della Repubblica.
Buongiorno signor Andrea, io sono la sorella ☺
Ok, Raffaella. Grazie e mi scusi.
❤️
Quindi?
Perfetta! ❤️