Sono in 31 ad essere stati denunciati dalle fiamme gialle per aver incassato illegittimamente gli assegni sociali dell’Inps. Un fenomeno comune rintracciato con l’indagine “Vivo all’estero” portata avanti dalla compagnia della guardia di finanza di Sulmona, in 2 anni di lavoro e con 3.5mila posizioni passate al setaccio, che ha portato alla luce il fenomeno sfruttato da persone residenti effettivamente all’estero, ma che dallo stato italiano percepivano ancora l’assegno sociale di circa 450 euro spettante solo ai residenti.
Denunciate per truffa, queste persone hanno percepito trattamenti assistenziali non spettanti per oltre un milione di euro che l’Inps sta cercando di recuperare sospendendo, contestualmente, l’erogazione del sussidio. L’autorità giudiziaria, invece, ha sequestrato l’intero ammontare della truffa accertata nei confronti dei singoli responsabili, per lo più domiciliati in paesi del Sud America e dell’Europa dell’est.
Tra loro c’è un pensionato, fittiziamente residente in un comune della valle peligna, beneficiario sia dell’assegno sociale sia di indennità di accompagnamento per un totale di oltre 80mila euro; c’è una coppia di coniugi regolarmente iscritti all’anagrafe sempre di un comune peligno che, però, si sono trasferiti subito dopo il loro matrimonio in uno stato sudamericano continuando tuttavia a percepire l’assegno sociale per complessivi 100mila euro; e c’è ancora il caso di un’anziana vedova, di genitori italiani, che nonostante risiedesse in Sudamerica, percepiva dagli anni ’90 il sussidio dell’Inps incassato dalla nipote residente in Italia; tra questi casi c’è anche quello di un soggetto deceduto, che in vita viveva in Sudamerica, sul cui conto corrente continuavano, anche dopo la sua morte, ad essere versati gli assegni sociali incassati dai parenti residenti.
Un’indagine particolare quella portata avanti dalle fiamme gialle per arginare il fenomeno lesivo per gli interessi pubblici poiché questo tipo di assegni vanno per legge erogati ai cittadini italiani, comunitari, iscritti all’anagrafe del comune di residenza, e agli extracomunitari, rifugiati politici ed apolidi (titolari di permesso di soggiorno) che siano effettivamente ed abitualmente residenti in Italia e che vi abbiano soggiornato legalmente ed in via continuativa per almeno dieci anni, che abbiano compiuto 65 anni e si trovino in condizioni economiche disagiate.
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