Formazione, supporto nelle manifestazioni, attività di prevenzione ed interventi in caso di emergenza, attività Aib antincendio boschivo, iniziative per il sociale dal banco alimentare nazionale, alla raccolta fondi per Telethon fino alla Befana dell’Alpino.
Questo e molto altro è la Protezione civile Ana, Associazione Nazionale Alpini di Sulmona che ha concluso in questi giorni la consegna di numerosi giocattoli, tanti da coprire una superficie di 20 metri quadri, da destinare alle case famiglia del comprensorio. Raccolta, per un’iniziativa ideata da Angelo D’Aloisio figlio dell’alpino Giulio Gaetano D’Aloisio, che vedrà il giorno 6 gennaio in occasione dell’epifania la consegna oltre che dei giochi anche di 46 calze con dolciumi dono dell’associazione, da parte di una volontaria travestita da Befana. A ricevere i doni saranno i bambini di “Casa Gaia” a Cansano, “Sergio e Adele” a Pacentro, “L’ isola che non c’è” a Campo Di Fano e “Il girasole” a Raiano.
Una macchina in fermento quella del gruppo sulmonese che chiude anche per quest’anno un bilancio positivo, unica nota stonata il brutto quarto d’ora vissuto lo scorso dicembre, in realtà durato due giorni, dall’associazione che rischiava per mancanza di spazio pubblico, di saltare l’appuntamento con il banchetto della raccolta fondi Telethon, rischio per fortuna scongiurato grazie alla rinuncia dei 5stelle che ha ceduto all’Ana piazza del Carmine.
Ad introdurci nel mondo del volontariato e dell’Ana è il capogruppo Marco Di Silvestro, 33 anni, militare di professione entrato nel 2012 nell’associazione, ma che di strada ne ha fatta parecchia, tra iniziative e progetti infatti non sono mancati i tre giorni ad Amatrice a scavare e soccorrere la popolazione, perché fare volontario, mi spiega, “non è una passeggiata” o una seduta in prima fila agli eventi, si lavora, c’è impegno, organizzazione ma anche tante soddisfazioni, per capirci “non è solo un copricapo con una penna ma uno stile di vita condiviso a partire dai soci ordinari fino ai simpatizzanti”.
Partiamo subito col dire che il gruppo alpini di Sulmona è il più antico con i suoi 103 anni, la protezione civile Ana è nata tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90. Nel mese di marzo del 1915 un parroco di Sulmona, Don Pasquale Di Loreto, sentendo nelle osterie i racconti di alcuni alpini in congedo, che parlavano della triste esperienza del terremoto di quell’anno e degli atti di eroismo e di solidarietà della campagna d’Africa del 1896 (battaglia di Adua) si rese conto che “la vita di montagna potesse essere un incentivo alla solidarietà di un gruppo” e fondò “L’associazione dei Giovani Alpini”. Una presenza e un’attività longeva, diverse sono le iniziative dell’Ana durante l’anno, si possono dividere in tre parti: la prima da gennaio a maggio è dedicata ai corsi di formazione e alle esercitazioni; la seconda parte, da giugno a settembre, dalle attività di supporto alle varie manifestazioni territoriali e soprattutto alle campagne Aib in Abruzzo ed in Puglia; la terza, da ottobre a dicembre, dedicata alle iniziative a carattere sociale. “Tutto viene stravolto quando ci sono delle emergenze di vario tipo e di forte entità, che quasi sempre ci vedono coinvolti in prima persona come lo è stato in Friuli Venezia Giulia, in Campania, in Molise, in Emilia-Romagna, a Roma, nelle Marche e soprattutto in Abruzzo”.
Come si diventa volontari e poi perché negli alpini? Molto spesso è la passione tramandata da un nonno o un parente “mi sono avvicinato all’ Ana e alla protezione civile Ana grazie a mio suocero Olindo Le Donne, conosciuto ai tempi del sisma dell’ Aquila, lui è stato il mio mentore e mio maestro” i ricordi vanno agli interventi del gruppo allora guidato da Le Donne, scomparso due anni fa, a San Giuliano di Puglia, “i genitori dei bambini morti sotto il crollo della scuola, dopo 15 anni, ancora lo ricordano e lo omaggiano mettendo una sua foto accanto alle lapidi dei loro figli”.
Essere volontario vuol dire “dare, fare, offrire un aiuto, un supporto”, essere alpino ha un sapore speciale sottolinea Marco, dalle sfilate agli sguardi affettuosi e le attestazioni di stima della gente “quando incontri un alpino come te e senza nemmeno conoscerlo vi parlate come se foste amici da sempre, quando fornisci un pasto caldo a chi per via delle scosse non può rientrare dentro casa, quando estrai viva una persona da sotto le macerie, quando effettui delle raccolte per aiutare chi è meno fortunato, che ti rendi conto di chi sei e cosa fai”.
Tutt’altro che una passeggiata, ognuno può comunque dare un aiuto anche nei piccoli gesti, di certo dietro c’è tanta formazione. A chi crede insomma che essere volontario significhi solo sfoggiare una divisa Di Silvestro risponde “un grande amico del mondo del volontariato mi disse, il momento più brutto per un volontario è quello in cui si trova ad indossare la sua divisa, per un motivo non preventivamente programmato, perché ciò significa che da qualche parte qualcosa è accaduto” ecco significa essere pronti, “questo deve essere il sentimento che dovrebbe animare un vero volontario”
Anna Spinosa
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