C’è chi ci è rimasto male, chi offeso, chi non ci andrà a prescindere e chi la fascia se la porterà dietro. Con tutto il rispetto per il Santo Padre, ma con grande dissenso per chi ha ordinato, anzi intimato per tre volte a lettere maiuscole, che oggi alla visita di Papa Francesco all’Aquila non sono ammesse né fasce tricolore, né gonfaloni.
Tra i sindaci il malumore è palpabile, anche perché gli unici autorizzati ad indossare la fascia di rappresentanza saranno il primo cittadino Pierluigi Biondi sindaco di “L’Aquila mea” e il presidente della Regione, Marco Marsilio.
Gli altri dovranno andare tassativamente “spogli”: né fascia, né gonfalone, preferibilmente in macchine in sharing per evitare intasamenti. Così prevederebbe il protocollo che, però, sembra stato, come dire, reinterpretato liberamente dal Comune e dall’Arcidiocesi dell’Aquila che si sono occupati dell’accoglienza.
“Si tratta di una visita pastorale e non di una visita di un Capo di Stato – spiega l’ufficio stampa dell’Arcidiocesi – e nella comunicazione della prefettura del Vaticano è scritto chiaramente che ad accogliere Papa Francesco saranno il sindaco Biondi, il presidente Marsilio e la prefetta Torraco. Per questo solo questi saranno in veste ufficiale”.
Il fatto che i sindaci non possano indossare la fascia tricolore, però, è una libera interpretazione degli organizzatori, che sul protocollo Vaticano non c’è proprio scritto. Come se insomma quelle fasce potessero offuscare quella del “sindaco regina”.
“Troviamo assurdo che non si possano portare le fasce – spiegano alcuni sindaci della Valle Peligna che in fondo un diritto di tribuna per Celestino V lo meriterebbero – visto che siamo stati invitati in qualità di sindaci e non come singoli cittadini. Se aderiremo all’invito è solo per rispetto nei confronti del Papa, ma la scelta di negarci la rappresentanza istituzionale è davvero incomprensibile”.
“Noi ci siamo limitati a comunicare la decisione presa dagli organizzatori – commenta il presidente dell’Anci Abruzzo, Massimo Luciani – per il Papa non esistono in fondo cittadini di serie A o di serie B”. A meno che non si tratti del sindaco dell’Aquila, ovviamente. L’eletto nella città eletta.
Più netto il sindaco di Pescocostanzo: “Io non andrò – spiega Roberto Sciullo – perché mi è stato riservato un posto da cittadino e non da sindaco, tant’è che non sono ammesse deleghe. Ma se devo andare da cittadino, senza fascia tricolore, allora non devo avere neanche il posto riservato”.
La 728esima Perdonanza è pronta ad aprire la sua porta: pace in terra agli uomini di buona volontà.
Il solito mischiare il sacro con il “PROFANO”, e questo nel ricordo dello spirito celestiniano.
Comunque mi sta tornando in mente il flop unico della gestione della diocesi di Sulmona-Valva della visita pastorale dell’ATTUALE “PAPA BENEDETTO XVI” usurpato del suo ministero, che mai ha rinunciato al titolo di Pontefice, ma al solo ministerio.
Poi,oltre Celestino, degli aquilani non si capisce perché non sarebbe aquilano anche Paolo IV.
Però i crocifissi in quei posti che dovrebbero essere laici ci sono e ce li lasciano. Mistero della fede
Il “MINISTERO” della Fede che va a braccetto con la SEGRETERIA DI STATO DELLA SANTA SEDE.
Con questo gesto L’Aquila mea ha definitivamente gettato la maschera rivelando la sua vera natura di città matrigna, presuntuosa ed arrogante. Si è trattato di un clamoroso pesce in faccia alla dignità degli altri rappresentanti del territorio provinciale trattati come sudditi. Spero si sia compresa la necessità di uno scatto di orgoglio da parte dei sindaci che non devono far passare in sordina questo episodio gravissimo ma soprattutto rivelatore di come questa mezza specie di capoluogo consideri il resto del territorio.
Per quale motivo un rappresentante delle istituzioni dovrebbe presenziare ad un evento religioso? Bene invece se vuole farlo come privato cittadino. Una volta che c’è modo di avere un comportamento laico i nostri clericali sindaci delle nostre clericali città si offendono. Mah.
Alberto, non dire così, sennò fai venir meno la teoria del gomblotto!
Tutti si offendono, tutti si lamentano, tutti gridano allo scandalo ma il 25 settembre, tutti allineati e coperti, pronti a sbattere i tacchi ed a gridare “signor si'” complimenti
Il sindaco Imperatore colpisce ancora. L’Aquila ha considerato sempre e solo se stessa… perdendo il Tribunale ne diventeremo definitivamente sudditi e servi !
Warning
bene,misericordia di che? Le risorse economiche spese per la messa in scena potevano essere utilizzate per le persone/famiglie in difficolta’,quelli dell’accoglienza sono bravissimi negli annunci,cosi come l’organizzazione,bravi nei contributi pubblici,quello che stupisce e’ la partecipazione di Jorge…dimenticata la rinuncia agli averi terreni,partecipa allo spettacolo di puro fariseismo,e basta,o no?
Bene ha fatto il sindaco di Pescocostanzo a non andare. Ha dimostrato di avere le palle a differenza degli altri suoi colleghi.