Non sarebbe stato capace di intendere e di volere al momento dei fatti, e per questo motivo il Tribunale di Sulmona ha assolto un trentanovenne di Pratola, accusato di aver ripetutamente picchiato i genitori e il fratello. Eventi che si sono prolungati nel corso degli anni a Pratola Peligna, dove l’uomo viveva assieme alla famiglia.
Condotte sistematiche e abituali, iniziate nel 2013 e proseguite per almeno otto anni. Violenza fisica, minacce con un coltello e umiliazioni. I primi fatti accertati risalgono al 2013, quando l’uomo si rifiutò di sottoporsi ad un TSO, barricandosi in casa. Una furia distruttiva, con l’abitazione messa a soqquadro e i familiari minacciati di morte.
Intimidazioni che avvennero anche nel 2018, quando prima minacciò i genitori di tagliargli la gola, e poi picchio il padre. Dodici mesi più tardi accusò i familiari di averlo avvelenato, per poi sfogarsi sul proprio fratello prendendolo a calci. Nell’ottobre dello stesso anno il trentanovenne colpì il padre al viso, per poi inseguirlo con delle forbici da cucina. L’uomo venne ricoverato in una struttura specializzata fino al 2021. Nello stesso anno, però, ripresero i maltrattamenti con spunti al volto della madre e minacce al padre con tanto i coltello in mano. Il tutto per i soldi negati per l’acquisto delle sigarette.
Ad accertare che l’uomo non fosse in grado di intendere e di volere è stata la perizia, disposta dal giudice del Tribunale di Sulmona, Irene Giamminonni.
e la legge sulla privacy.
sono atti coperti dal segreto istruttorio, come ne siete venuti in possesso?