Due storie di violenza, di stalking, di odio di genere. Due arresti a distanza di poche ore, tra Castel di Sangro e Pratola, che seguono a loro volta quello di qualche settimana fa sempre a Pratola. Storie diventate ormai di ordinaria violenza, storie che si consumano perlopiù tra le mura domestiche e che vedono sempre e comunque le donne come vittime.
La prima, se vera e attendibile, come l’hanno ritenuta i giudici del tribunale di Sulmona che ieri mattina hanno convalidato l’arresto e confermato i domiciliari a S. R. 29 anni appena, si sarebbe consumata a Pratola Peligna. Il giovane, qui residente, è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari con le accuse pesantissime di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate, violazione degli obblighi di assistenza. Giovane e feroce, secondo il racconto della vittima, una moldava ora dirottata in una casa protetta insieme alla figlia di due mesi e mezzo, che non avrebbe esitato a picchiare e violentare la compagna durante e dopo la sua gravidanza. Tra febbraio ed agosto scorsi. Lasciandola sola per giorni in casa, con due cani e senza cibo, né soldi. Privandola del telefono per impedirle di chiamare le forze dell’ordine e picchiandola, con pugni in pieno volto e negandole persino le visite ginecologiche e quelle pediatriche per la piccola figlia.
Tutte accuse infondate, basate su una denuncia della presunta vittima che così vuole promuovere “un processo diffamatorio e calunniatorio nei confronti dell’ex compagno – difende l’indagato l’avvocato Aurora Lucia Corazzini – Purtroppo è ormai consuetudine, per molte donne, abusare delle garanzie offerte dalla legge italiana riformata a tutela delle donne per colpire i propri compagni, tant’è che la presunta vittima non è nuova a tali vicende, come si avrà modo di dimostrare in corso di giudizio e già da subito in sede di riesame”.
Il viso tumefatto, i referti dei medici, il racconto dettagliato e soprattutto il curriculum del 29enne, che il 13 novembre prossimo dovrà rispondere di reati simili davanti al gup per maltrattamenti fatti alla ex moglie (anche lei moldava), hanno però convinto i giudici, il sostituto procuratore Stefano Iafolla e il gip Giuseppe Ferruccio, che il giovane può reiterare il reato e che, per questo, deve essere sottoposto ai domiciliari (anche se la procura aveva chiesto la custodia in carcere).
La seconda di storia di violenza, arriva da Castel di Sangro e si è consumata nei giorni scorsi fin dentro il palazzo municipale, dove Francesco D’Amico, 38 anni residente nel capoluogo sangrino, si è recato al Comune dove lavora la ex fidanzata dando in escandescenza: aggredendola e poi minacciandola di morte. Una furia che non si è fermata davanti all’intervento di un collega della donna, intervenuto per difenderla e picchiato a sua volta da D’Amico. La donna terrorizzata ha cercato rifugio in una stanza del palazzo, ma il 38enne ha tentato di sfondare la porta, determinato a far scontare alla sua ex quel rifiuto ad andare avanti in quella relazione. Rifiuto che già lo scorso anno aveva portato le autorità giudiziarie ad emettere un provvedimento di divieto di avvicinamento che l’uomo non ha rispettato a più riprese, fino all’exploit in Comune. Qui l’arresto eseguito dai carabinieri e, oggi, l’interrogatorio di garanzia anche per lui.
Chi commette violenza sulle donne va condannato pesantemente. Oltre che un violento è un vigliacco. Nessuno sconto di pena
Pienamente d’accordo con Antonio. Un uomo che picchia una donna è una animale: merita solo la galera.