L’assessora alla Sanità Nicoletta Verì, spiega che ieri in Quinta Commissione che fatto presente che lunedì saranno trasmesse al tavolo di monitoraggio ministeriale esclusivamente le ‘schede’ con le risposte alle criticità che erano state evidenziate nei precedenti verbali, con l’aggiunta della ridefinizione delle classificazioni degli ospedali di Penne e Popoli, del presidio di Guardiagrele, mentre la deroga per il punto nascita di Sulmona è già stata inoltrata ieri. Per quanto riguarda il riordino della rete ospedaliera, sostiene invece Verì che il tavolo tecnico regionale sta ancora lavorando al documento, su cui ci sarà condivisione e confronto in tutte le sedi politiche e istituzionali.
“I punti principali di questo documento, che riguarda solo i principi su cui andrà poi calata la rete ospedaliera – precisa l’assessora – sono stati condivisi con il mio partito e con la maggioranza. Proprio perché credo che su temi delicati, come è appunto la sanità, sia necessario il più ampio confronto, ho deciso di portare la bozza anche in una sede istituzionale come la Commissione”.
“Mi rendo perfettamente conto che questa è una fase delicata e complicata – continua Verì – ma è nostro preciso dovere di amministratori fare tutto il possibile, nel rispetto delle norme e dei vincoli del piano di rientro, per garantire il servizio più adeguato a quelli che sono i fabbisogni dei territori. Perché al di là di quelle che sono le denominazioni o le classificazioni dei diversi presidi (per le quali sono stabiliti precisi parametri, a partire dagli accessi al pronto soccorso), ciò che conta è la cosiddetta produzione che viene fatta al loro interno, che deve rispettare precisi volumi per garantire gli standard di sicurezza ai pazienti che vanno lì a curarsi. Non possiamo più mantenere aperti reparti chirurgici che effettuano 40 interventi l’anno, semplicemente perché non rispettano gli standard di sicurezza”.
L’assessore, poi, ricorda quanto sia importante avere credibilità nei rapporti con i tavoli ministeriali. “Sarebbe stato facile per me – conclude Verì – portare al tavolo ogni tipo di richiesta, pur sapendo che sarebbe stata bocciata dal Ministero. Ma io sono una persona seria, che rispetta il mandato ricevuto dai cittadini: per questo sto lavorando con rigore e con il tempo necessario, supportando ogni richiesta con dati oggettivi e inconfutabili. Solo così potremo mantenere aperta una interlocuzione autorevole e alla pari con Roma, che sono certa porterà importanti risultati per gli abruzzesi”.
S.M.
Cosa faranno ora i rappresentanti di maggioranza locali in Regione?
Tutto è chiaro come lo era da sempre:
– L’ospedale di Sulmona è stato immolato per il “rispetto delle norme e dei vincoli del piano di rientro, per garantire il servizio più adeguato a quelli che sono i fabbisogni dei territori”.
>>> Grazie al taglio dell’ospedale di 1° livello sarà facilitato il piano di rientro sanitario economico regionale, così da permettere altre spese su altre aree politicamente più forti e non vi è (come lo è stato da anni sempre per la medesima ragione )nessuna garanzia che il servizio sui territori venga modulato al reale fabbisogno dei territori (vedi le continue riduzioni di personale infermieristico e medico e i tagli sulle prestazioni (sono solo favole).
– “Perché al di là di quelle che sono le denominazioni o le classificazioni dei diversi presidi…., ciò che conta è la cosiddetta produzione…,non possiamo più mantenere aperti reparti chirurgici che effettuano 40 interventi l’anno, semplicemente perché non rispettano gli standard di sicurezza”.
>>> Al di la di tutto e delle denominazioni allora potevano mantenere la denominazione se ciò che conta è la produzione (ed invece, -1 presidio di livello è sempre -1), ed invece dai 40 interventi, poi si passerà ai 100, ai 1000, e continueranno tagli su tagli di reparti.
Un sentito ringraziamento va all’operato del Comune di Sulmona, alla Giunta Regionale e loro assessori e/o rappresentanti locali (passati e attuali) che hanno salvaguardato e gratificato il nostro territorio.
Ripropongo il quesito:
COSA FARANNO ORA I RAPPRESENTANTI DI MAGGIORANZA LOCALI IN REGIONE?