La speranza è quella che i tempi si possano accorciare e che le mense scolastiche riescano davvero a partire, questa volta, per il primo novembre. Una speranza che viene sostenuta dalla procedura di affidamento della gara d’acquisto degli arredi mancanti per ottenere l’autorizzazione sanitaria da parte della Asl, procedura che non sarà più necessario sottoporre ad avviso pubblico. Il Comune ha infatti scorporato parte degli interventi da fare dai 48mila euro messi in cassa dalla variazione di bilancio che andrà in approvazione giovedì prossimo in consiglio comunale, facendo scendere la spesa per l’acquisto degli arredi a 39.400 euro, ovvero sotto la soglia dei 40mila in modo da poter procedere all’acquisto con affidamento diretto. Questo consentirà di ridurre i tempi evitando cioè i quindici giorni necessari alla pubblicazione dell’avviso. In altre parole già da venerdì prossimo, dopo la variazione di bilancio, gli uffici potranno procedere ad una trattativa privata con un’eventuale fornitore che, tuttavia, il Comune sta già cercando informalmente, essendo il materiale da acquistare molto specifico.
Si tratta infatti di 67 pezzi, tutti in acciaio inox, tra tavoli-banconi, armadi, lavatoi e carrelli. La specifica degli arredi, d’altronde, non è di secondaria importanza, viste le ipotesi, sostenute da alcuni organi di stampa, secondo cui questo materiale dovrebbe essere fornito dalla ditta appaltatrice (la Vivenda) e non dal Comune.
Sul caso è intervenuto proprio oggi il MeetUp 5 Stelle di Sulmona che evoca la Corte dei Conti e il danno erariale, sostenendo che l’amministrazione si trova in “confusione” e completamente “scollata” dalla struttura amministrativa, anche a seguito dei chiarimenti fatti dall’assessore Anna Rita Di Loreto che aveva spiegato come gli arredi da acquistare siano in realtà quelli di competenza del Comune. I grillini, che invitano l’assessore a non interpretare il bando, citano un passaggio della gara d’appalto nel quale è scritto che “l’appaltatore svolgerà il servizio con dotazione propria di personale, strumenti, attrezzature, arredi, materiali, accessori, prodotti per la pulizia necessari all’ottimale assolvimento dello stesso”, ma per arredi, anche secondo la struttura tecnica di palazzo San Francesco, si devono in realtà intendere quelli mobili (cioè i carrelli) e non quelli immobili (che sono cioè parte della struttura scolastica, come lo sono i banchi per mangiare o gli spazi adibiti allo sporzionamento) che sono di competenza del proprietario dell’immobile appunto.
Almeno questo è quanto sostiene la Vivenda che annuncia querele e denunce per le presunte diffamazioni e attacca a testa bassa anche i precedenti gestori.
Innanzitutto chiarendo che sempre in quel passaggio citato dai 5 Stelle, c’è una coda che lega detti impegni a “secondo quanto sostenuto nel successivo art 6. Ebbene, l’art. 6 del Capitolato Speciale d’Appalto – scrive la Vivenda – stabilisce espressamente quali sono i compiti del gestore ovvero la somministrazione ‘mediante carrelli termici e con la massima igiene i pasti a ciascun utente presso i vari plessi scolastici che fruiscono della mensa, in contenitori e stoviglie igienicamente idonei messi a disposizione dalla medesima ditta ad integrazione di quello già in uso presso le scuole, ove esistente’. Nello specifico la Vivenda Spa tiene a precisare che la strumentazione di cui sopra, è già a disposizione dell’azienda e pronta all’uso. Pertanto, i denari che il Comune di Sulmona dovrà investire nei refettori non servono per acquistare le attrezzature o gli arredi che fanno capo alla società, in quanto detta attrezzatura è stata già acquistata da Vivenda, ma per la messa a norma, dal punto di vista igienico-sanitario, dei refettori tramite lavori strutturali nonché per l’acquisto di accessori fissi, non previsti dal predetto art. 6 del Capitolato Speciale d’Appalto e che rimarranno di proprietà del Comune al termine dell’appalto”.
Non è finita qui, proprio no, perché il nuovo appaltatore evidenzia come “in 13 plessi scolastici serviti dal precedente gestore, solo uno risulta in regola con le autorizzazioni sanitarie mentre gli altri sono sprovvisti, risultando pertanto difficile spiegare come sia stato possibile in assenza delle predette autorizzazioni di legge”.
Poi l’affondo più pesante ai concorrenti: “Si evidenzia ulteriormente che in fase di contrattazione sindacale, oltre al fatto che il gestore uscente non si presentò – continua la Vivenda -, è emerso che quest’ultimo nel corso della pluriennale gestione non avrebbe rispettato affatto le disposizioni del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. Invero, dalla lettura della documentazione retributiva consegnata a Vivenda, tutto il personale impiegato nell’appalto era stato inquadrato con livelli e mansioni ben al di sotto di quanto previsto dal CCNL”.
Secondo Vivenda la Coselp (cioè il gestore precedente) avrebbe inquadrato cuochi e aiuto cuochi, ma anche addetti al servizio mensa, con qualifiche più basse. “Soltanto in fase di contrattazione sindacale tra la Vivenda e i sindacati di categoria appartenenti alla Cgil, Uil e Cisl – aggiunge la società -, è stato siglato un accordo fra le parti al fine di regolarizzare il personale all’avvio del servizio secondo quanto previsto dal Ccnl riconoscendo ai lavoratori la giusta collocazione retributiva”.
“Quello che sostiene la Vivenda non è assolutamente vero – ribatte Maurizio Ferrini della Coselp – in questi anni, anche dopo il terremoto del 2016 quando è cambiata la logistica delle mense, abbiamo ricevuto diverse ispezioni e non sono mai stati riscontrati problemi o mancanza di autorizzazioni. I banconi e le attrezzature che ora sta per acquistare il Comune, compresi i carrelli, finora li avevamo forniti noi e pertanto ce li siamo ripresi. Per quanto riguarda l’inquadramento del personale, quelli assunti come addetti alle pulizie facevano le pulizie. C’erano i sindacati, d’altronde, e nessuno si è mai rivolto a loro per obiettare una violazione contrattuale. Piuttosto la Vivenda si era impegnata ad assumere a zero ore il personale a partire dal primo ottobre, ma questo non è avvenuto”.
Il piatto dell’appalto mense si fa avvelenato.
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