No, non bastava il chiacchiericcio tutto sulmonese o l’assessore alla cultura che ha chiesto il ritiro della locandina, la Valeriona nazionale in tema Giostra “senza veli” (altro che velluti) è approdata in una delle testate giornalistiche più note del panorama nazionale, Il Fatto Quotidiano, per dare notizia di sé e della Sulmona che nei prossimi giorni vestirà i panni della rievocazione storica con “la” madrina d’eccezione. Il giornalista Maurizio Di Fazio ripercorre con dovizia di particolari l’intera vicenda senza lasciare fuori la faccenda del presunto figlio di
Dalì. Tra polemiche e locandine che rasentano il trash in vero stile anni ’80-’90, tra le varie parodie che girano sui social e chat varie (a chi non ne è arrivata almeno una?) da qualche parte, però, giungono strigliate tutt’altro che umoristiche. Il discorso si fa serio. E se l’assessore Bencivenga aveva rivendicato la sobrietà di Sulmona come “Città di cultura” (nel caso a qualcuno fosse sfuggito), a rimarcare l’immagine lesa di Sulmona e, soprattutto, della donna sulmonese, è La Diosa Onlus, da anni attiva sul territorio contro la violenza di genere.
“Assistere ad una tale sconfitta culturale per una città come Sulmona, che ‘vanta’, tra gli altri, un primato in educazione, sensibilizzazione, diffusione e contrasto sulla questione di genere, di cui l’Associazione La Diosa ne è parte, ci indigna profondamente” scrivono dall’associazione facendo leva sul metodo scelto (per richiamare gente). Questione di marketing, probabilmente mirato a tutt’altro tipo di target rispetto a quello che dovrebbe essere “individuato” per una rievocazione storica. Ma tant’è che La Diosa bacchetta lo stile comunicativo: “Aggregare, attirare, comunicare utilizzando il corpo di una donna, per qualunque manifestazione, la Giostra Cavalleresca nello specifico, significa vanificare il lavoro quotidiano di sensibilizzazione, significa sminuire l’essere donna e con essa la manifestazione stessa e tutti coloro che vi lavorano per la buona riuscita. Un manifesto di questa fatta purtroppo trasmette un messaggio sessista e difficilmente chi ne sarà attratto sarà poi in grado di apprezzare e raccontare la Giostra Cavalleresca per quello che è realmente”. L’appello rivolto, non solo alla Giostra ma a tutte le altre realtà associative, è di non utilizzare più questo tipo di immagini “ricordando a tutti che la lotta alla violenza di genere inizia proprio dalla capacità di riconoscere e denunciare messaggi subdoli ed offensivi nei confronti della donna”.
Al folto gruppo degli indignati si aggiunge anche la senatrice Cinque Stelle Gabriella Di Girolamo che plaude la garbata diffida di Bencivenga a ritirare le locandine: “Arte e cultura vanno valorizzate in altri modi- si esprime la senatrice- e le tecniche di comunicazione andrebbero studiate e seguite ad arte”. Appunto. Ma tanto si trattava di una locandina provvisoria, o no?
Simona Pace
Una pubblicità gratuita a livello nazionale per la giostra. Complimenti a chi l’ha pensata .
Il resto sono chiacchiere ..che roba è la diosa ?? ma tutte a sulmona ???
La diosa chi? Ah ah ah ah
le strategie di marketing,la pubblicita’vincente e’ quella che ottiene successo per le vendite del prodotto “reclamizzato”….2000 circa le rievocazioni,eventi,spettacoli storici/culturali che animano l’Italia intera( primato mondiale e’ detto tutto)nelle classifiche specifiche la nostra giostra non e’ tra le prime 10( a dir poco) quindi questi signori,meglio la famiglia avente ruolo,racconta fantasiose,fantastiche imprese,naturalmente per giustificare le notevoli risorse pubbliche spese inutilmente….
i scarsi risultati in termini di importanza,interesse storico,di spettacolo,figuranti,ecc,ecc sono sotto gli occhi di tutti, (assenti sponsors di peso,brand importanti nazionali), un inganno ,purtroppo si fa finta di niente…l’importante e’ la momentanea visibilita’ del ruolo interpretato,siamo fermi alla botta….l’uccello dalle piume di cristallo,brancaleone,
sicuramente ha qualcosa da dire…
Che bello questo ritorno di moralità quasi bacchettona, a me non dispiace. Un ritorno al passato? Ai tempi di Scalfaro che in pieno centro a Roma (locale di via Veneto)fece un cxzziatone ad una signora che era scollacciata ed offendeva la pubblica morale? Una volta,in tempi non tanto remoti, erano vietati alcuni film che si permettevano di mettere a nudo le gambe di alcune attrici. E che dire delle gemelle Kessler che ballavano in calzamaglia? Una ventata di protesta si alzò in parlamento dai banchi del pensiero laico(sx) contro i baciapile della DC,accusati di essere retrogradi e poco progressisti, sino a quando le gemelle poterono apparire con le gambe nude. Insomma, negli anni si accese una lotta sino al sesso libero del movimento 68ino. Altri tempi,corsi e ricorsi storici, di “vichiana”memoria, ora ci si scamdalizza del manifesto che mostra la Marini succinta, con alcune pudiche nudità. Si torna al passato della calzamaglia delle Kessler,con il pretesto che la cultura non può essere violentata dalle nudità? Eppure molti scultori del passato, si pensi a Fidia,a Prassitele etc.hanno scolpito nudità di dei e dee e che dire di Canova e la sua Paolina Borghese, dei tanti pittori tra i quali la maja desnuda di Francisco Goya etc.etc.Quella non è forse cultura? Comunque, ad ognuno il suo. E’ sempre la maggioranza che fa opinione. C’è un però, io nel vedere quel manifesto non mi scandalizzo affatto,se penso a tutte le porcate che filmografia e TV ci propinano ad abundantiam. Comunque a me farebbe piacere tornare al clima vittoriano di una volta. Io parlerei di morale più che di arte.
Io al mattino acquisto tre o quattro quotidiani e mi soffermo a leggere un po’ di cronaca un po’ di gossip o che altro.SENTITE COSA HO LETTO IN UNO DI ESSI, QUESTA MATTINA, che riecheggia ciò che succede a Sulmona per il manifesto incriminato: ..”la donna non può essere in nessun caso erotizzata,altrimenti scatta la scomunica,come è avvenuto per il manifesto della CIELO ALTO,AZIENDA SPECIALIZZATA per prodotti per capelli. Una signora molto avvenente e moderatamente discinta in posa sexi con capigliatura vistosa e slogan “Le donne hanno in testa una cosa sola”,la lacca Cielo Alto. A Sampierdarena, sede del manifesto,sono fioccate interrogazioni comunali ed appelli in rete dell’ISTITUTO DELL’AUTODISCIPLINA PUBBLICITARIA,perché venisse oscurata la campagna lesiva ed irrispettosa della dignità della donna, con rampogna non tanto velata alla modella che ha prestato il proprio corpo all’indecenza”. Non è che si comincia a respirare aria levantina dei nuovi arrivi musulmani? Che vogliono le donne coperte “nelle parti belle”. Conviene cominciare ad aprire negozi per : hijab, niqab-chador-al-amira-shayla-khimar. Forse le donne dovrebbero cominciare ad attrezzarsi?
Come al solito Bernardo non c’hai capito niente.
Facciamo full Monty per parcondicio?
Caro Elzeviro Fregoli, mi spieghi lei cosa c’è da capire in questo scritto: “Aggregare, attirare, comunicare utilizzando il corpo di una donna, per qualunque manifestazione, la Giostra Cavalleresca nello specifico, significa vanificare il lavoro quotidiano di sensibilizzazione, significa sminuire l’essere donna e con essa la manifestazione stessa e tutti coloro che vi lavorano per la buona riuscita. Un manifesto di questa fatta purtroppo trasmette un messaggio sessista e difficilmente chi ne sarà attratto sarà poi in grado di apprezzare e raccontare la Giostra Cavalleresca per quello che è realmente”. Cosa c’è da capire ,Elzeviro. Lei mi rimbrotta al solito di imbecillità,di essere un minus habens,un idiota, un ritardato mentale. L’assunto è di una limpidezza cristallina che lo capirebbero anche quelli del Cottolengo. Io non capisco niente secondo lei ,perché lei è la sola sorgente del sapere,è la fonte biblica,l’acqua e la luce della sapienza. Che cxzzo c’è da capire,se la cosa è così semplice? Ci vuole Einstein per capire una cosa di una tal semplicità? In quel manifesto non si vuole la Marini succinta,perché deturpa l’immagine della città e con essa la giostra. A me invece quel manifesto sta bene. Poi dice il MODERATORE CHE SONO IO AD OFFENDERE. UN MODERATORE CERTAMENTE DI PARTE. RICORDO UN TALE DEL PCI CHE DICEVA: LIBERI DI PENSARLA, PURCHE’ LA PENSIATE COME NOI.