La teste, ovvero la vittima, è attendibile e la famiglia Rom, arrestata ad ottobre scorso con l’accusa a vario titolo di usura e tentato omicidio, per aver ridotto in fin di vita cioè la gestrice di un autolavaggio di via Badia, resta in carcere. Il giudice per le indagini preliminari Marco Billi ha infatti respinto, per la seconda volta, quasi tutte le richieste di alleggerimento della misura cautelare, concedendo solo al più giovane della famiglia, Luigino Spinelli, gli arresti domiciliari. Gli altri, la madre Sonia Di Rosa (accusata anche di tentato omicidio), il padre Bruno Spinelli e la nonna Liliana Morelli, restano invece dietro le sbarre.
Secondo il giudice, all’indomani dell’incidente probatorio, tenutosi il 17 gennaio scorso, la donna “ha confermato il quadro indiziario già emerso a carico degli indagati” e le presunte contraddizioni della teste addotte dalle difese per dichiarare inattendibile la principale accusatrice, sono del tutto generiche.
Nell’inchiesta, condotta dal sostituto procuratore Stefano Iafolla e dalla squadra anticrimine della polizia di Sulmona, sono finite nel frattempo anche altre due persone: Luigino Di Rosa e Marianna Di Michele.
L’attendibilità della teste, dichiarata dal giudice, inoltre, complica la situazione anche per le due donne, la broker finanziaria Katia Valeri e l’ex dirigente scolastica Elvira Tonti, che erano state arrestate un mese dopo anche loro con l’accusa di usura ai danni della gestrice dell’autolavaggio in un’inchiesta parallela.
Le due donne, ora libere, avevano basato la loro difesa proprio sulla non attendibilità della vittima.
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