Chiusa mesi or sono per pensione e età parecchio avanzata, l’ultraottantenne signor Tonino, ex proprietario dell’emporio storico Giannantonio di Vittorito, a dicembre aveva espresso il desiderio che un giovane potesse rilevarlo facendolo tornare a vivere. Ebbene. A distanza di quattro mesi il sogno si è avverato, l’emporio ha riaperto i battenti e la storia è di quelle rare, controcorrente.
Questa, infatti, è quella di Marco, romano di Roma, e di Maria Stella, di Vittorito emigrata nella capitale per lavoro. Un amore, il matrimonio, il lavoro e i ben noti ritmi romani, frenetici e stressanti, sopportabili fino a quando non sono arrivati in casa dei bambini. I ritmi sono diventati davvero troppo, troppo veloci per uno stile di vita adatto ad una famiglia.
La scelta, così, è stata quella di tornare in paese per una esigenza lavorativa, certamente, e per provare a godere di quei piccoli attimi di vita quotidiana che in una metropoli si perdono nel traffico. Inaugurato la settimana scorsa il nuovo emporio, ora la vita di paese può finalmente iniziare, tra i compaesani affettuosi e la voglia di Marco di riproporlo di nuovo come un punto di riferimento. Un bazar dalle tante disponibilità, da costruire man mano nel tempo, come una vita suonata con nuove note a cui in tanti pare preferiscono rinunciare. Nel frattempo Maria Stella sta predisponendo il necessario per il trasferimento definitivo.
“Consiglierei a chi abita qui – propone Marco – di prendere maggiore consapevolezza del luogo in cui si trova apprezzando quello che dà, la gente sembra quasi assuefatta nel viverci e mi chiedono come ho potuto trasferirmi da Roma a qui”. Una domanda che a Marco, in realtà, suona strana.
Quando allo spopolamento si contrappone un piccolo ripopolamento allora si può parlare di storia a lieto fine, quella giusta per i tanti che scelgono di allontanarsi e per gli altrettanti che ogni giorno continuano a ripetere “cosa state a fare qui”.
Combattere fino all’ultimo contro l’ozio e l’indifferenza, ad esempio, contro chi pensa che il “successo” nella vita te lo “guadagni” solo fuori (come se tutti fossero destinati ad un fantomatico successo) sminuendo anche quelle realtà virtuose, che fortunatamente il territorio vanta. Certo tocca viaggiare (ed è un piacere), ma l’importante è rientrare alla base. Perché solo così facendo si crea movimento, si muove energia, ci si ispira, si torna a vivere e migliorare questo angolo di mondo abbandonato a se stesso e probabilmente, per certi versi, è pure una fortuna. Una fortuna per i sognatori liberi di crearsi una vita su misura.
Simona Pace
Si però appena un filino di lieve ipocrisia.