Matricola 6462, battaglione L’Aquila, nono reggimento alpini, del caporal maggiore Amelio Pizzocchia è tornata a casa, a distanza di anni, solo la sua piastrina. Un ritrovamento “fortunato” avvenuto sull’immenso mercato online di Ebay che ha riaperto uno squarcio sulla storia della seconda guerra mondiale, quella in cui Pizzocchia andò disperso insieme ad altri 6mila uomini. Era sul fronte russo, 21 gennaio 1943, battaglia di Popowka, da lì nessuno lo rivide più. La commissione interministeriale del 16 gennaio 1985 della presidenza del Consiglio dei ministri lo dichiarò ufficialmente morto.
Questa mattina mattina la piastrina è stata mostrata ai giornalisti durante una conferenza stampa allla quale hanno preso parte Giovanni Pizzocchia, parente di Amelio, e il sindaco di Castelvecchio Subequo, Pietro Salutari, come rappresentante del paese natio del giovane soldato.
“Volendo focalizzare le cifre solo sulle tre divisioni alpine summenzionate- scrive Giovanni Pizzocchia-, con cui il povero Amelio era partito, che contava circa 55 mila uomini, circa 43.580 restarono lì morti o prigionieri. Ovvero solo il 20 per cento, a piedi, fra feriti sulle slitte, malati, denutriti, stremati, riuscì a raggiungere la linea tedesca alla fine di febbraio, dopo quasi mille chilometri”.
In occasione dei 70 anni dalla promulgazione della Costituzione della Repubblica Italiana, il prossimo 27 gennaio a Castelvecchio Subequo si svolgerà una cerimonia presso il monumento ai caduti per ricordare i tanti soldati che, come lui, non tornarono più a casa stroncando sogni di vita. Dopo il fronte greco-albanese, appena 21enne, Amelio si era sposato da poco con Eternina per proseguire la sua vita di soldato verso il fronte russo, non ebbe il tempo di avere figli lasciando la moglie vedeva alla giovane età di 18 anni.
Le iniziative vanno oltre la semplice celebrazione, l’idea è quella di “creare una sezione museale, nell’ambito della Comunità Montana Sirentina – Ecomuseo d’Abruzzo, raccogliendo con l’aiuto della cittadinanza i vari i cimeli e foto, dedicati ai conflitti mondiali del secolo scorso, fino alla Liberazione- scrive ancora Giovanni Pizzocchia. L’iniziativa dovrà coinvolgere i volontari del Servizio Civile Nazionale, essendo la Comunità Montana Sirentina un ente accreditato, e le locali istituzioni scolastiche”.
L’obiettivo è non dimenticare ed aspirare sempre più ad un mondo di pace.
Simona Pace
Basta leggere “Centomila gavette di ghiaccio” del tenente medico Giulio Bedeschi, anch’egli coinvolto nella tragedia della seconda guerra mondiale .Dopo la sua esperienza sul fronte greco albanese con gli alpini, spedito in Russia ,si fece tutta la ritirata,descritta in tutta la sua drammaticità nel suo libro. Avversato da tanti editori,che gli rispedivano il manoscritto,tra mille pretesti, finalmente il libro fu dato alle stampe e venduto a migliaia di copie,tradotto in tante lingue. Esempio preclaro della tragedia della guerra,ovunque essa sia , prodotta dalla matta bestialità umana. Ecco, più che musei o che altro, bisogna leggere i tanti libri scritti da coloro che hanno vissuto le guerre,la prima e la seconda e tante altre. Così ci si forma una memoria per non dimenticare. L’ARMIR,100mila uomini,mandati in Russia,solo in 10mila tornarono,dopo una marcia nella steppa,tra ghiaccio che ti mordeva le carni,fame,pidocchi e morte. Solo gli alpini riuscirono a crearsi un varco ed a superare la tenaglia russa, dando la possibilità anche a molti tedeschi di salvarsi. La battaglia di Nikolajewka. Io la memoria ce l’ho dopo avere letto: la prima guerra mondiale, un anno sull’altipiano, la guerra sull’Adamello, etc. centomila gavette di ghiaccio, il sergente nella neve, il peso dello zaino, la mia erba è sul don, il gen. Messe e Gariboldi, i muli nella steppa etc.etc.etc. E di conseguenza mi si è formata una memoria per non dimenticare.
Premettendo che ho perfettamente inteso il senso del suo intervento per la “memoria storica”, il suo “basta leggere” stona un tantino nello stesso intervento, forse era più opportuno usare un “anche”.
Come se sacrari e monumenti militari siano superflui, a riprova la stessa non commemorazione del 4 novembre, non rievoca nulla ai più giovani, perchè non non ne sanno nulla, ed anche nei meno giovani l’assenza di un momento di ricordo ne fa svanire la memoria.
Che ne penserebbe lei se fosse stato il suo caro ad essere stato ritrovato, seppur e purtroppo solo tramite una piastrina?
Che male può fare un altro ricordo di storia passata anche se di guerra?
La memoria storica è un fatto culturale, la memoria visiva è ben altra cosa. Certo vale anche quella, ma solo se dopo aver visto, uno vada a documentarsi. Solo così si forma una coscienza ,in fatto di guerra, pacifista. Almeno io la penso così. Difatti nei libri da me letti, c’è tanto di storia passata e non fa alcun male. Non ho nulla da eccepire al fatto che la piastrina ritrovata per caso di quel “povero alpino”,sia stato motivo per ricordare la sua storia,finita in tragedia di guerra. Rammento anche che i profughi di Russia ,furono dimenticati e trascurati dal sentiment italiano del dopoguerra. Del resto quella fu una guerra fascista,meglio l’oblio. E da tanto tempo che si rinvengono in Russia,gavette, forchette, piastrine,appartenute ai nostri alpini dispersi o morti nella guerra di Russia. Quella dell’alpino Pizzocchia è una delle tante storie, di quella tragedia da non dimenticare.
Sempre nel rispetto delle sue idee, restiamo un tantinello divergenti su cosa significhi cultura e su cosa abbinarla.
La memoria visiva (e in tutte le sue varianti) al pari di quella libraria, come di qualsiasi altra forma atta allo scopo, può e suscita memorie storiche e le cito per restare in tema il campo di sterminio di Auschwitz… qualcosa, mi creda la suscita all’interno del proprio ego… e ne sono certo… anche nel suo… alla pari di quello che le viene suscitato da una lettura di un buon libro.
Saluti.