Un truck-poliambulatorio che girerà i 103 Comuni delle aree interne della regione per portare la sanità a domicilio. La Regione Abruzzo si è aggiudicata, classificandosi al sedicesimo posto della graduatoria, un finanziamento di 5 milioni di euro nell’ambito del Pnrr mirato “a promuovere soluzioni a problemi di disagio e fragilità sociale mediante la creazione di nuovi servizi e infrastrutture sociali e/o il miglioramento di quelli esistenti, favorendo l’aumento del numero di destinatari e la qualità dell’offerta, anche facilitando il collegamento e l’accessibilità ai territori in cui sono ubicati i servizi stessi”.
Il progetto chiamato “Casa della salute mobile” consiste in pratica nell’attrezzare un mezzo su gomma in grado di raggiungere le zone più remote e lontane dai presidi sanitari territoriali e di fornire screening oncologici e prestazioni ambulatoriali come visite cardiologiche e pneumologiche. Una sorta di ambulatorio viaggiante, insomma, che dovrebbe alleviare le pene di chi, vivendo nelle zone montane e interne, ha difficile accesso alla sanità pubblica.
A seguito della stipula della convenzione tra l’Aric e l’Agenzia per la coesione territoriale, ora, la Regione procederà come stazione appaltante alla gara d’appalto che, essendo inserita nei finanziamenti del Pnrr, dovrà essere conclusa a breve termine.
Siamo certi che così facendo si accorcerà la lista e i tempi d’attesa? O cambierà solo l’ente erogante (si spera) il servizio?
Spesi i 5 milioni di euro, e già li sarei curioso di sapere la ripartizione di quanto in servizio alla collettività (mammografie. ecg, spirometrie, etc.) e quanto in gestione (manutenzione mezzo, carburante, riparazioni apparecchiature, etc.), “POI” chi si accollerà il costo del servizio? O andrà il tutto in “pronta obsolescenza” o peggio in “rottamazione”?
Non era forse più intelligente cercare di avere un presidio sanitario in loco, certo e funzionante, a servizio di questi 103 comuni già spopolati (e spennacchiati) vissuti da gente prevalentemente anziana, e casomai ottenere che qualche “nuovo pioniere” sia invogliato a sopravviverci, che spendere su di un mezzo GOMMATO che solo per assicurare la copertura e per girarli i 103 comuni, chissà se hanno almeno una bozza di calendario e quale sia la frequenza di presenza sul territorio, il tutto senza tenere in considerazione la stagione invernale montana, dove non mi meraviglierebbe leggere sul parabrezza del mezzo “CHIUSO PER GELATA INTERNA” oppure “IL SERVIZIO PER OGGI E SOSPESO PER ASSENZA CATENA DA NEVE”.
Fornire servizi in loco “no”, eh, troppo difficile e specialmente costoso?
E poi tra poco chi ci sarà più sui cucuzzoli della montagna?
Si che a prendere i soldi a “gratiss” (e non è vero) siamo bravi tutti, ma il problema è a utilizzarli intelligentemente.
Non è una novità, 1958/59 frequentavo la terza elementare, giravano furgoni attrezzati per radiografie da eseguire a tutti gli alunni.
Posso ipotizzare uno screening ad hoc per monitorare qualche patologia che affliggeva la Nazione in quegli anni post bellici e in piena ricostruzione.
Il tutto a dimostrare che una volta la sanità funzionava… poi la voragine!