Sono state prese in considerazione temperature, precipitazioni, portata dei fiumi, le presenze turistiche e quelle delle popolazioni, il ghiacciaio del Calderone, la biodiversità montana, analizzato le calamità e, soprattutto, i dati dalla fine dell’800 ad oggi delle 180 stazioni meteo-pluviometriche (gestite dall’Ufficio idrografico e mareografico del Dipartimento regionale delle Opere pubbliche) abruzzesi. L’Abruzzo non fa eccezione e subisce, come tutto il mondo, gli effetti del surriscaldamento globale. Ciò che è venuto fuori dallo studio regionale sul profilo climatico in Abruzzo, propedeutico alla redazione del piano di adattamento, infatti, non lascia scampo: in circa 50 anni le temperature sono aumentate di un grado, con picchi sulla costa e sulle aree precollinari. Il dato medio sulle precipitazioni, invece, non ha registrato sostanziali cambiamenti se riferito all’intero anno, ma tra il 1991 e il 2015 le stagioni estive sono state notevolmente più aride rispetto ai 30 anni precedenti.
“Disporre di uno studio come questo – ha dichiarato il sottosegretario alla presidenza della giunta Mario Mazzocca – consente di mettere in campo progetti per ridurre i fattori climalteranti, ma è la base anche per tutta una serie di attività che riguardano il quotidiano dei cittadini, a partire da quelli che possono essere gli accorgimenti per migliorare l’efficienza degli impianti di riscaldamento o condizionamento delle nostre abitazioni. Senza considerare le implicazioni sugli investimenti in agricoltura o in altri settori nei quali gli aspetti climatici giocano un ruolo chiave, come il turismo”.
Il Profilo climatico, presentato ieri, sarà ora inviato al Ministero dell’Ambiente e verrà collazionato con gli altri strumenti analoghi di tutte le regioni italiane.
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