Lungo la strada provinciale Morronese è buio quando la notizia si diffonde. In lontananza, salendo sulla carreggiata che pian piano si restringe, mangiata dalla vegetazione per i due anni di abbandono dopo la frana che ne ha decretato la chiusura, si vedono solo le luci di qualche faro e i lampeggianti della camionetta dei forestali, ancora verde, ma con la scritta carabinieri. Superati i blocchi di cemento che definiscono i limiti del carrabile, dopo trecento metri e due curve, ci sono due militari, ex forestali anche loro, a bloccare la strada e concedere intimità all’orrore. Tra la strada che si inerpica intorno ad un tornante ci sono i fari accesi e un nastro biancorosso a delimitare il luogo del delitto: è lì dentro, tra gli alberi così gialli che ricordano anche di notte che è autunno, che si trova il corpo dell’ex generale Guido Conti.
Ucciso da un colpo di pistola, probabilmente da lui stesso sparato. Con la sua arma che non era più quella di ordinanza, dopo che il primo novembre scorso aveva abbandonato la carriera militare per seguire quella di manager di una multinazionale. Le informazioni sono poche e frammentate, i militari messi a presidio e quelli poco raggiungibili per telefono, fanno schermo: Guido Conti era uno di loro, uno di quelli che con la camionetta verde aveva percorso tanta strada prima di vestire con i gradi di generale la divisa dell’Arma.
E quanta strada aveva fatto e quanti scandali aveva scoperchiato: dalla discarica di Bussi, alle ultime eclatanti inchieste sulla Gesenu e la Thyssen. Decine di arresti e lo sguardo sempre alto. “Ho dato fastidio ai colossi, specie nel settore dello smaltimento dei rifiuti – ci aveva detto poco più di un mese fa, quando lo intervistammo dopo l’annuncio del nuovo lavoro – lascio l’Arma con otto anni di anticipo, ma mi hanno fatto una proposta irrinunciabile”.
Un po’ di nostalgia ce l’aveva Guido Conti, ma quell’incarico da dirigente esecutivo per la Total, uno dei quattro al mondo, per di più nel settore della sicurezza ambientale, lo lusingava e inorgogliva. “Mi hanno chiamato loro e sanno bene di che pasta sono fatto – diceva sempre quella sera dell’11 ottobre scorso – sanno che per me la legalità è al primo posto e sanno che conosco bene i meccanismi della legge di settore”. Era un buon segnale, in fondo: una multinazionale di quel livello che si affidava ad un uomo, prima che a un militare, che vantava valori e principi solidi.
Poi, però, qualcosa non era andata come doveva, almeno a sentire le testimonianze di chi gli era più vicino. Forse quell’incarico non era quel che si aspettava, “se devo scegliere tra i soldi e l’ambiente scelgo l’ambiente”, avrebbe detto ad un suo amico e sembra che per questo avesse saltato anche un appuntamento nei giorni scorsi. Stava riflettendo, forse, Guido Conti, il generale, l’uomo: sulla scelta che aveva fatto, sull’addio a quella divisa che aveva portato sempre con grande orgoglio e dignità, sul fatto di essere passato ad essere da uomo di Stato a uomo di privato. E forse aveva capito che aveva sbagliato o che quel nuovo ruolo, quella divisa senza bandiera, non faceva per lui.
Che i soldi non bastavano a riempirgli la vita.
I dettagli della sua morte non sono molti al momento. Non è da escludere che non si tratti di suicidio o che si tratti di un suicidio montato, anche se il suo profilo Facebook lo aveva stranamente oscurato, quasi con premeditazione, quasi avesse già pianificato tutto.
Qualcosa o qualcuno, però, ha ucciso Guido Conti.
Lo ha spinto sulla sua cara montagna del Morrone, in cima, dove aveva la sua valle sotto controllo, come sempre aveva avuto, anche quando si era trasferito in Umbria.
La sua cara Sulmona, il teatro che aveva costruito il nonno, le figlie, la moglie, gli affetti familiari e quelli sinceri degli amici. Poi un colpo di pistola e il buio sulla strada provinciale Morronese.
Per me…quando si è reso conto della situazione che sta accadendo a Tempa Rossa…
Ha fatto un passo indietro..
Per me l’hanno ammazzato.
Una personalità come lui con tutte le problematiche di carriera…orgoglioso ed onesto
Non si ammazza va sino in fondo.
R.I.P
Grande Uomo
Uomo di grande dignità e onestà….non molto di moda in questo sporco mondo.
Una notizia che lascia smarriti e che comunque la si voglia interpretare è forse il segno dello sgretolamento della nostra Comunità. Rispettiamo il dolore della famiglia e piangiamo la perdita di un onesto uomo oltre che di una figura di riferimento; ma allo stesso modo svegliamo le coscienze per comprendere dove siamo diretti e magari cercare insieme di cambiare rotta.
Ormai è lo specchio della situazione umana dove l’unica cosa che conta è il denaro. Ne usciremo solo quando la povertá ci fará rimettere insieme..
ciao Guido, riposa in pace e proteggi la tua famiglia cara dal forte dolore.