Tutelare la biodiversità. La Stazione Ornitologica Abruzzese scrive ai candidati presidenti regionali

Si rivolge ai candidati alla presidenza della Regione Abruzzo la Stazione Ornitologica Abruzzese ONLUS, che in una lettera aperta indirizzata a Luciano D’Amico e a Marco Marsilio chiede un impegno a realizzare cinque obiettivi in linea con la strategia europea sulla biodiversità. “Per avviare concretamente una nuova stagione politica – si legge nella lettera – dopo decenni di completa assenza per quanto riguarda le azioni a tutela della biodiversità” la quale, al contrario, nella nostra regione è minata da “una miriade di interventi infrastrutturali che pressoché quotidianamente peggiorano le condizioni ecologiche del territorio regionale”.

A spingere la ONLUS ad una riflessione sul tema la recente approvazione da parte del Parlamento Europeo del nuovo regolamento che, vincolando gli Stati membri, “prevede che venga ripristinato il 20% degli habitat naturali marittimi e terrestri europei entro il 2030 e il 90% entro il 2050”. Il tutto attraverso una programmazione obbligatoria che, in Abruzzo, dovrà perseguire i cinque obiettivi indicati per “rafforzare la resilienza delle nostre società rispetto a minacce future”.

A partire dal “monitoraggio della biodiversità”, primo obiettivo da raggiungere perché “la conoscenza della situazione delle specie vegetali e animali è alla base di qualsiasi azione per il ripristino della biodiversità”. Monitoraggio che nella nostra regione non viene realizzato, nonostante l’esistenza di un Osservatorio Regionale sulla Biodiversità, di fatto però privo di budget e nonostante i 950 mila euro destinati dal Piano di Sviluppo Rurale per lo “studio/ monitoraggio sullo stato di conservazione delle specie e degli habitat di interesse comunitario”, soldi “non utilizzati e andati perduti” ricorda la ONLUS. Dotare l’Ufficio Parchi della Regione “da decenni con un organico di quattro persone inferiore a quello della piccola biblioteca regionale di Sulmona” di adeguato personale con le necessarie competenze tecnico – scientifiche, questo il primo passo per un’effettiva e concreta attività di monitoraggio realizzato da un autentico Osservatorio Regionale che con adeguate risorse finanziarie abbia “il compito di redigere rapporti generali annuali sullo stato di biodiversità e specifici sulle singole specie a rischio”.

“Una gestione della Rete Natura 2000 e dell’agricoltura e del territorio agricolo improntata al criterio della pianificazione preventiva” per superare le carenze delle Zone Speciali di Conservazione (ex SIC) e delle Zone di Protezione Speciale ZPS e delle aree protette “dove ogni anno vengono autorizzati interventi di grande impatto ambientale”. Questo il secondo obiettivo indicato nella lettera che, ricordando tra i tanti scempi ambientali “la totale distruzione delle praterie di alta quota di Valle Lenzuola a Ovindoli nel Parco regionale Sirente Velino e la realizzazione di vasti parcheggi a Campo Imperatore”, accusa la Regione di “continuare ad utilizzare cospicui fondi europei da destinare alla biodiversità secondo criteri assistenziali e senza controlli sugli effetti prodotti”.

“Dotare le riserve regionali più significative di una struttura di governo, di personale e mezzi adeguati” per una gestione delle riserve naturali regionali che passi dai Comuni ai quali è stata affidata dalla L.R. 38/1996, alla Regione con eventuale supporto di ONG e imprese, così come avviene in altre regioni italiane. Rivedere alla luce della strategia e delle leggi europee sulla biodiversità le competenze autorizzative per la pianificazione forestale e le autorizzazioni dei tagli che, attualmente affidate agli Uffici foreste e demani della Regione, sono ancora “esclusivamente guidate da criteri produttivi”. Come dimostrano le obbligatorie Valutazioni di incidenza ambientale, “nella stragrande maggioranza dei casi inutili relazioni compilative”.

Ultimo ma non per importanza l’obiettivo della realizzazione di adeguati ecodotti o ponti naturali e barriere idonee per prevenire incidenti dove “a farne le spese sono non solo le specie protette come l’orso bruno e il lupo ma anche le persone con danni economici per i risarcimenti pagati agli investitori”. Per non rivivere il tristemente noto episodio dell’investimento dell’orso Juan Carrito morto a Castel di Sangro, la ONLUS chiede di utilizzare i fondi strutturali del POR FESR come da anni fanno Grecia, Croazia e Spagna.

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