Sarà comunque vada una Pasqua sottotono, perché le disdette nelle strutture ricettive sono fioccate una dietro l’altra nell’ultima settimana, “fino a raggiungere quasi il cento per cento” dice Domenico Santacroce dell’associazione albergatori. Disdette a breve, medio e anche lungo termine: “Alcuni addirittura hanno cancellato le prenotazioni di settembre”. E che la ricettività turistica è quella più colpita dall’emergenza Coronavirus, tanto più “che noi a differenza di molte località del Nord stiamo restituendo tutte le caparre”. E Per Sulmona, che a Pasqua concentra la settimana più proficua dell’anno, sarà una mazzata senza precedenti.
“Quest’anno le premesse erano eccellenti – continua Santacroce – persino superiori a quelle dello scorso anno che fu pure una stagione fortunata. Poi è arrivata l’emergenza Coronavirus ed è stato un disastro: abbiamo cancellato grossi gruppi dall’Italia del Nord e dagli Stati Uniti. Oggi abbiamo gli alberghi vuoti”. Alberghi, bed and breakfast, affittacamere: nessuno si salva.
La priorità in questo momento è limitare i danni sanitari per quella che ora è anche formalmente una pandemia, ma le ferite da leccare quando si uscirà dall’emergenza, si spera il prima possibile, saranno profonde in un territorio come quello delle aree interne dove la crisi si faceva sentire già pesantemente prima.
“Non abbiamo ancora molta autonomia – continua Santacroce – possiamo reggere ancora un paio di settimane, al massimo un mese; ma è necessario che il governo si attivi subito per darci ossigeno”.
Proprio ieri sono state messe in campo le prime ipotesi di intervento da parte del governo: sospensione dei mutui e delle tasse, cassa integrazione in deroga, sostegno alle famiglie e alla liquidità, ammortizzatori anche per gli stagionali e forse un piano straordinario per settori come il turismo appunto. Un piano che potrebbe valere fino a 25 miliardi di euro, ma che potrebbe essere insufficiente visto anche il “fermi tutti” annunciato ieri sera dal premier Giuseppe Conte. L’onda emotiva della paura, d’altronde, ha convinto sin da ieri molti (non tutti a dire il vero) ad assumere misure più drastiche di quelle che erano state imposte.
A Pratola quasi tutti i negozi hanno abbassato le saracinesche volontariamente e altrettanto è stato fatto in molti esercizi commerciali a Sulmona, prima ancora che la chiusura divenisse un obbligo. Il corso deserto alle sette di sera restituisce bene l’immagine di un territorio e di un Paese impaurito e in standby.
Ieri la polizia municipale ha fermato oltre trenta persone chiedendo di giustificare la loro presenza in strada: le autocertificazioni sono state inviate alla prefettura per i dovuti controlli di veridicità. Controlli sono stati fatti anche negli esercizi commerciali, non proprio tutti ligi al dovere: in un centro commerciale della zona la polizia ha verificato il mancato rispetto del divieto di assembramento (senza però elevare sanzioni), con i clienti che non venivano contingentati e troppa vicinanza tra le persone.
Anche per questo, probabilmente, le misure adottate ieri dal governo sono state necessarie e questa volta, assicurano le forze dell’ordine, si sarà rigorosi nella loro applicazione. Tutti chiusi, insomma, tranne i servizi essenziali e quelli che vendono generi di prima necessità (alimentari e farmacie, ma anche edicole e tabacchi – la lsita in allegato al Dpcm -). Chiusi bar e ristoranti (che potranno però continuare a fare servizio a domicilio), abbigliamento, centri estetici e parrucchieri. L’Italia si ferma, chiude per almeno due settimane, nella speranza che il virus perda terreno.
In via Patini dei bambini hanno realizzato e affisso uno striscione con un arcobaleno disegnato e la scritta “Tutto andrà bene”. Dipende anche e soprattutto da noi.
Commenta per primo! "Turismo in ginocchio: “Disdette fino a settembre”"