“Tu chiamale se vuoi… emozioni”

Cos’è un’emozione?

L’emozione è una risposta ad uno stimolo interno oppure esterno, in cui interagiscono tra loro componenti  fisiologiche, espressive, cognitive, affettive, comportamentali e svolge una funzione adattiva, è dunque funzionale alla sopravvivenza: dà informazioni sullo stato affettivo proprio e altrui, facilitando le interazioni sociali e le relazioni interpersonali, comunica se stiamo raggiungendo o meno gli obiettivi prefissati e prepara all’azione, proteggendoci dal pericolo.

Le emozioni si possono classificare in primarie (gioia, tristezza, rabbia, paura, disgusto e sorpresa) e secondarie (senso di colpa, invidia e vergogna).

In generale le emozioni tendono ad essere nascoste, non riconosciute, represse, in particolare per quanto riguarda la rabbia e soprattutto quando parliamo di donne.

Si tratta di un risultato culturale, di modelli imposti dalla società; si sente spesso dire infatti che la donna non è il caso che alzi la voce e che si faccia sentire e, se lo fa, si attribuisce a questo il fatto di essere in preda a sbalzi ormonali, frustrazione, insoddisfazione sessuale, oppure la donna viene giudicata come inopportuna, eccessiva ed esagerata.

Ciò che ne deriva è proprio la difficoltà per la donna di manifestare questa emozione con determinazione e di far valere i suoi diritti, senza essere discriminata nei vari contesti, da quello privato a quello sociale e lavorativo.

Ricordiamo invece che tutte le emozioni, proprio per la loro funzione adattiva, hanno il diritto di essere vissute ed espresse, compresa la rabbia e anche se si è donna. 

La rabbia deriva dalla percezione di un torto subito e segnala la necessità di difendersi e di rispondere all’ingiustizia subita; provare questa emozione è normale e diventa disfunzionale nel momento in cui si protrae del tempo, l’intensità aumenta e la sua manifestazione causa sofferenza, incidendo negativamente  sulle relazioni sociali e spingendo a compiere azioni dannose verso se stessi, gli altri oppure verso le cose.

È fondamentale, per il favorire il benessere, riconoscere gli stati emotivi propri e altrui, attribuire loro un nome e un significato, riuscire ad entrare in contatto con essi ed esprimerli. Infatti, la repressione e il soffocamento delle emozioni genera malessere e compromette significativamente la qualità di vita.

Si può racchiudere tutto questo nel concetto di intelligenza emotiva (Goleman, 1995), che include la consapevolezza di sé, l’autocontrollo e la regolazione emotiva, la motivazione, la perseveranza, l’empatia e le abilità socio-relazionali e comunicative: importanti fattori protettivi che contribuiscono alla promozione della salute nei diversi contesti di vita.

Grazie a questo concetto è possibile capire quanto sia importante integrare la sfera razionale e prettamente cognitiva della persona, con quella emotiva che guida la maggior parte delle nostre scelte, decisioni e dei nostri comportamenti e fa parte dei processi automatici ed impliciti della nostra mente: emozione e cognizione intervengono simultaneamente. 

Non è possibile quindi separare i pensieri dalle emozioni che si influenzano reciprocamente e interagiscono tra loro e questo determina chi siamo e come affrontiamo le situazioni della vita quotidiana.

Proponiamo, per un approfondimento sulla tematica, il libro “Intelligenza emotiva- che cos’è, perché può renderci felici” di Daniel Goleman, che costituisce una guida in un viaggio nel mondo emotivo e fornisce spunti su come l’intelligenza emotiva può aiutarci nella vita di tutti i giorni.

 Marianna Colella Psicologa

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