Il personale, quello rimasto, è pronto alla mobilitazione, perché al di là delle passerelle, delle promesse da campagna elettorale, degli auspici e delle rassicurazioni, il tribunale di Sulmona continua a vivere una lenta e inesorabile agonia, senza intravedere da qui a settembre del 2021, data prevista per la definitiva chiusura, una via d’uscita.
E che, al di là delle proroghe e dell’annunciata rivisitazione della legge Severino promessa dal Guardasigilli Alfonso Bonafede otto mesi fa, nulla è stato fatto. Il personale continua ad essere carente, sempre più carente: “Diciotto unità in meno rispetto alla pianta organica – dicono Cgil, Cisl e Uil – che andranno ad aumentare per i futuri pensionamenti”.
Garantire i servizi istituzionali e di legalità, così, è diventato molto complicato, tanto più che all’assenza dello Stato si aggiungono alcuni ordini di servizio fatti dal presidente Giorgio Di Benedetto che certo non hanno lasciato contenti gli addetti, specie i cancellieri.
Nella riorganizzazione interna, infatti, Di Benedetto ha tolto un cancelliere dagli uffici per destinarlo alla gestione della nascente biblioteca, ma soprattutto ha stabilito che ogni cancelliere dovrà seguire il procedimento assegnato dall’inizio alla fine. In pratica si tratta di una riunificazione delle cancellerie dibattimentale e del Gip-Gup, che stravolge le competenze acquisite dai singoli e potrebbe portare ad appesantire il carico di lavoro di ognuno. Di questo, nello specifico, i sindacati ne discuteranno mercoledì prossimo proprio con il presidente (che a metà novembre lascerà il suo incarico), pronti nel caso ad aggiungere un tassello allo stato di agitazione già proclamato.
Tornando alle sorti del tribunale tutto sembra essersi fermato dopo la visita a sorpresa del ministro a Sulmona il 5 febbraio scorso: non sono arrivati rinforzi in organico, né si è avviata la discussione sulla riforma della riforma della geografia giudiziaria.
Il primo luglio scorso in una riunione a cui partecipò anche la senatrice pentastellata Gabriella Di Girolamo, venne promesso che la procedura per un nuovo disegno di legge sarebbe stata avviata da lì a qualche settimana e, anzi, il presidente dell’Ordine degli avvocati, Luca Tirabassi, fissò anche un deadline per avere risposte concrete: entro settembre, si disse, “o ricomincerà la stagione delle astensioni e degli scioperi”.
Certo nel frattempo il governo è cambiato, la maggioranza è cambiata, ma Bonafede è stato uno dei pochi ministri a rimanere in sella, senza che si sia mossa foglia. Non sugli organici, non sulla riforma, né su un’altra eventuale proroga che metta in sicurezza palazzo Capograssi dopo il 2021.
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