
Se è vero che la cultura è quel che ci resta addosso dallo studio e dall’esperienza, dobbiamo, come sulmonesi e non solo, un grande grazie ad Angelo Figorilli e Francesco Paolucci, perché il docufilm che verrà proiettato oggi al cinema Pacifico (ore 17,30, ingresso gratuito) è un pezzo di cultura della città. Perché mostra come Sulmona, nonostante tutto, porti su di sé l’odore della sua storia e dei personaggi che grazie alla sua storia hanno fatto cose grandi, enormi. Come fu per Carlo Tresca.
“L’uomo più buono del mondo” non è un film su Tresca, non solo almeno, quanto il racconto dell’odore che ha lasciato addosso alla città e che lui stesso dalla città ha preso portandoselo dietro fino negli Stati Uniti, dove fuggì nel 1904 per evitare il carcere, a cui lo avevano condannato per le sue inchieste giornalistiche su Il Germe.
Sui binari della stazione di Sulmona, dove viene intervistato, non a caso, uno dei custodi del Centro studi, si sente ancora l’odore del ferro e delle officine ferroviarie: a Sulmona, tra quei binari, nacque nel 1905 il sindacato ferrovieri, uno dei più potenti e agguerriti d’Italia. A Sulmona, a quei tempi, c’erano i più scomodi e attrezzati rivoluzionari del Paese, relegati tra i monti per punizione, esiliati in qualche modo. Qui, in quel clima e quella compagnia coatta, maturò la lotta di cui Tresca si abbeverò e che poi portò a bere in America, muovendo folle di lavoratori per rivendicare e ottenere i propri diritti.
Quel mezzo busto quasi poggiato per sbaglio in un angolo della villa comunale di Sulmona, non rende sufficiente onore alla grandezza di questo uomo e alle battaglie di cui fu protagonista e animatore. Come lo sciopero di Paterson dei tessili, nel giugno del 1913: un’idea geniale, uno spettacolo in cui la lotta diventa protagonista sul palco con mille lavoratori a recitare sé stessi.
Il lavoro silenzioso e di pregio fatto dal Centro studi Carlo Tresca in questi anni, non è mai riuscito davvero a penetrare il quotidiano, il sentire comune, le scuole. E, d’altronde, verso l’anarchico scomodo per tutti, per anni e decenni c’è sempre stato un ostracismo trasversale.
Personalmente ebbi modo di comprendere lo spessore della sua figura una ventina di anni fa, quando l’allora direttore artistico del Sulmonacinema Film Festival, Roberto Silvestri, visionario e amante della storia di questa città, per due anni dedicò una sezione del Festival a Tresca: la prima, nel 2004, a cento anni dalla nascita dei Wobblies o IWW (indutrsial workers of the world) il primo vero grande movimento sindacale interraziale e interdisciplinare di cui Tresca fu protagonista insieme ad una delle sue tante compagne, e il secondo, nel 2005, per i cento anni del sindacato ferrovieri, che, come detto, a Sulmona nacque. L’estate di quell’anno, nel 2005, prima del Festival, mi trovai per un viaggio privato a New York e ne approfittai per fare da “facchino ricercatore” per il Sulmonacinema: Roberto Silvestri, nelle sue inesauribili ricerche di cinema e immagini, aveva scovato una piccola casa di produzione a Brooklyn che poteva avere del materiale utile alla nostra rassegna. Quando mi presentai in quel piccolo studios oltre il ponte, il responsabile che mi affidò la cassetta in ¾ che conteneva rare immagini degli scioperi a New York dei primi del Novecento, volle sapere a cosa ci serviva. Fu allora, quando dissi che venivo dalla città di Carlo Tresca, dalla reazione entusiasta, al limite dell’adorazione di quell’uomo, che ebbi contezza del patrimonio che il mio concittadino rappresentava. Dell’odore che mi aveva lasciato addosso.
Patrizio Iavarone
Complimenti per l’articolo!
Ciao Patrizio Iavarone,per caso nella cassetta che hai recuperato a New York c’era pure la voce registrata del nostro Carlo Tresca? Vorrei tanto sentirla quella voce! Su youtube troviamo quella, anziana e potente, della Rebel Girl. Grazie e buon lavoro, Andrea D’Emilio. Ps: mi ricordo quando venti anni fa venivi davanti al liceo classico di piazza Venti per avere notizie sulle agitazioni a scuola. Ed io invidiavo l’ammirazione un po’sedotta con cui ti guardavano le mie compagne di classe.
Conoscevo il “rivoluzionario” Tresca per aver letto i fondamentali della sua vita e delle sue lotte prima di tutto per la dignità dei lavoratori, dei più deboli.
Il Convegno con il bel docufilm mi fa fatto conoscere l’uomo Carlo Tresca. Complimenti per averlo organizzato e per la sua grande partecipazione.