Una partenza da dimenticare anche se, per i passeggeri, sarà davvero difficile resettare dalla memoria un viaggio singolare e al limite del grottesco.
Siamo a Sulmona, nella stazione cittadina, il treno è quello delle ore 6.40 direzione Sulmona-L’Aquila, che parte nonostante la presenza di fumo proveniente dalle carrozze in fondo. I passeggeri salgono, d’altronde tocca andare a lavoro, una volta arrivati a Raiano però, vengono fatti scendere dalle carrozze con la notizia di dover aspettare un altro treno che li porterà finalmente al capoluogo. Ma la strana vicenda non finisce qui, i pendolari, che nel frattempo hanno accumulato oltre mezz’ora di ritardo sui rispettivi posti di lavoro, sono invitati quindi a salire sul treno arrivato da L’Aquila direzione Sulmona (poi ripartito alla volta del capoluogo), uno dei pochi nuovi, che li preleva dunque a Raiano, mentre i passeggeri di questo stesso convoglio, appena giunto, vengono trasferiti sul treno rotto, quello che fumava, quello che loro avevano dovuto abbandonare, fermo a Raiano. Come dire da Raiano fino a Sulmona si può anche azzardare, sperando che non si sviluppino le fiamme e il fumo.
Uno scenario da film, quasi tragicomico, peccato, spiegano i pendolari, che non si tratti di una pellicola, perché a quanto riferiscono di problemi ce ne sarebbero e frequenti. A raccontare l’accaduto una passeggera, stanca dei continui disagi “ancora treni vecchi che non hanno più alcuna sicurezza e i capotreno poi che rispondono “può succedere”. Basta non deve succedere più”. Dopo il ritardo, lo stress accumulato, l’ansia, il nervosismo, il pensiero dei pendolari però è rivolto ai passeggeri del treno verso Sulmona, “ci auguriamo siano arrivati sani e salvi”.
Però la priorità è la bretella sulla Sulmona-L’Aquila, mica la sicurezza o almeno la decenza del trasporto.
Anna Spinosa
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