Tra studi e catastrofi: esplode metanodotto Snam in Campania. Tornano i dubbi sull’opera a Sulmona

Da un lato i dati, freddi e precisi. Dall’altro le immagini di un cielo che diventa rosso, di nuvole di fumo e un muro di fiamme. La costruzione del gasdotto Snam e della centrale di compressione in località Case Pente a Sulmona, torna nuovamente a far riflettere sull’effettiva utilità dell’opera e sui possibili danni ambientali a cui si va incontro.

L’ok al gasdotto è pervenuto lo scorso 5 ottobre, con il presidente della Regione, Marco Marsilio, presente al Consiglio dei Ministri svoltosi a Roma. L’approvazione all’unanimità ha dato il via al completamento dell’opera, la quale sarà ultimata entro il 2027. Dietro a ciò tante motivazioni. Una su tutte la necessità di un maggiore apporto di gas proveniente dall’Azerbaijan. Regge, obiettivamente poco e male, l’alibi della necessità impellente del fossile a causa del conflitto che si sta svolgendo in Ucraina.

Non si sono mai dati per vinti i comitati No Hub del Gas di Sulmona, che nuovamente portano alla luce studi effettuati in merito a quanto sia sconveniente l’utilizzo del fossile a danno delle energie rinnovabili. Tra questi vi è uno studio svolto da parte del Dipartimento di Ingegneria dell’Energia dell’Università La Sapienza di Roma. Qui si sottolinea come i grandi investimenti in impianti e infrastrutture del gas potrebbero diventare “stranded assets” (investimenti non remunerativi) e ritardare e ostacolare la diffusione delle tecnologie rinnovabili.

“I nuovi gasdotti e gli impianti di rigassificazione – si legge nello studio – rappresentano un “investimento a lungo termine che contraddice la necessità di una rapida decarbonizzazione dei sistemi energetici e possono sottrarre capitale agli investimenti in tecnologie verdi. Inoltre, l’implementazione del gas rappresenta una “barriera per il processo di transizione verso le energie rinnovabili e i sistemi energetici sostenibili”.

Oltre all’impatto ambientale, inoltre, una svolta verso le rinnovabili favorirebbe anche l’occupazione, poiché l’investimento di 80 miliardi di euro nel settore creerebbe 640.000 posti di lavoro temporanei e 30.000 posti permanenti per il funzionamento, la manutenzione e la produzione. Misure che consentirebbero di ridurre le emissioni annuali del sistema energetico italiano di 21,5 megatonnellate di C02.

Ci sono poi i dati di Terna, l’operatore che gestisce la rete di trasmissione elettrica nazionale, il quale ha annunciato che sono state presentate richieste di connessione alla rete per circa 300 Gigawatt di nuova potenza rinnovabile. Se tutte queste richieste ottenessero le relative autorizzazioni, l’Italia disporrebbe di una capacità elettrica 4 volte superiore a quella necessaria per raggiungere i suoi target verdi al 2030 (70 GW di rinnovabili).

“Questo significa che nel 2027 – scrivono i comitati – quando, secondo le previsioni, il nuovo metanodotto Sulmona – Foligno entrerà in funzione, l’Italia avrà ridotto sensibilmente il fabbisogno di gas; ma gli italiani saranno costretti a pagare in bolletta fino al 2077 il costo di ammortamento di una infrastruttura (gasdotto e centrale) già oggi del tutto inutile, essendo di almeno 50 anni la vita dei due impianti”.

E se i numeri parlano chiaro, ancor più esplicative sono le immagini provenienti da Forchia, in provincia di Benevento, dove la notte del 27 novembre è esplosa una centralina della Snam, provocando un vasto incendio con una vera e propria parete di fuoco. Solo l’intervento di vigili del fuoco e tecnici Snam sul metanodotto ha evitato la tragedia. L’incendio era visibile anche a chilometri di distanza, e chi era presente ha parlato di un forte boato, come lo schianto al suolo di un aeroplano. Le scuole dalla cittadina campana sono così rimaste chiuse, ed ora si procede alla conta dei danni, materiali ma anche invisibile, nel senso che si tenterà di capire anche cosa sia stato rilasciato dalla nube di fumo e, successivamente, inalato dai residenti della zona

2 Commenti su "Tra studi e catastrofi: esplode metanodotto Snam in Campania. Tornano i dubbi sull’opera a Sulmona"

  1. Quindi bisogna di dire stop alla produzione di auto solo perché ogni giorno ci sono decine di incidenti mortali?

  2. perché non inserite i link al decreto autorizzativo e alla relazione citata? così i lettori possono leggerle e avere un propio giudizio

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