Sarà sicuramente così, deve essere così. Torneremo alla quotidianità. Senza dimenticarci però di quello che è stato, del dolore che a molti ha lasciato, dell’isolamento a cui ci ha costretti. Non dovremo dimenticarci però di quello che ci ha fatto riscoprire, della voglia di stare insieme, di fare gruppo, di passeggiare all’aria aperta e, per l’appunto, di tornare in Piazza.
Passeggiando nel centro storico, rigorosamente solo come un lupo, con la necessità di evadere un’oretta, dopo cena, quando il buio rende tutto un po’ più suggestivo, una cosa mi è rimasta impressa: il vuoto che questo virus ha lasciato per le strade, per i vicoli, nelle piazze. Poteva essere un’esperienza angosciante e invece è stata un grande spunto di riflessione. Probabilmente è così che dobbiamo prendere questa pausa, non dobbiamo fermarci ma dobbiamo riflettere sul dopo, sul come volgere gli avvenimenti negativi a nostro favore.
Attraversando Piazza Garibaldi, già Piazza Maggiore, per la prima volta ho avuto la sensazione di stare in una delle più grandi piazze italiane, per la prima volta mi sono sentito accolto dalla cortina degli edifici che la delimitano. Dalle scale dell’Acquedotto riflettevo su cosa ci fosse di particolare in quella piazza, quella sera, immortalata in uno scatto. Una volta c’era il doppio anello per la sosta, adesso non ce ne era neanche uno. In un periodo in cui ci chiedono spostamenti strettamente necessari, mi sono accorto che i parcheggi, anche quelli regolari, selvaggi nei confronti della bellezza della piazza, non sono necessari ma sono una comodità. Nei giorni in cui tutti sono a casa anche le auto sono in quarantena, ergo quelle che di solito sostano non sono dei residenti. Continuando a riflettere l’occhio si accorge di un dettaglio, che tanto dettaglio non è, a cui ormai siamo abituati e non facciamo caso. Una delle piazze più belle d’Italia è pavimentata con l’asfalto che con le sue strisce pedonali le connota un aspetto di rotatoria. Probabilmente un limite concettuale per questa piazza è proprio quell’anello di cemento con cui conviviamo da quando siamo nati. Ma nonostante tutto la sua bellezza rimane, ma per quanto bella è altrettanto dannata. È uno spazio troppo grande per la nostra comunità, non riusciamo mai a riempirla degnamente come avviene la Domenica di Pasqua: lo storico mercato va scemando; il sabato sera diventa un parcheggio; durante la Festa dei Fuochi chi gioca sta dentro, chi guarda sta fuori; la Giostra Cavalleresca riempie gli spalti ma il campo di gara fa la sua buona parte; senza parlare dei normali giorni della settimana.
Eppure gli spunti ci sono: i bambini che il pomeriggio, contro chi dice che ormai sono incollati ai cellulari, scendono a giocare dentro l’anello, ma attenzione a non far uscire il pallone fuori; i bar che sono costretti con i tavolini sul perimetro esterno, chissà se hanno mai pensato che dentro starebbero più larghi; un verde ben curato che rimane nascosto ed inutilizzato sopra il parcheggio di Santa Chiara mentre d’estate la scura pavimentazione della piazza rimane ai più impraticabile; un Acquedotto bellissimo che resta confinato in uno spazio di risulta di case demolite che, invece di unire, divide dal Corso e da Piazza Carmine, per buona pace di chi discute su una semplice aiuola di marmo; la chiesolina di San Rocco affossata su Via Marselli e da sempre inspiegabilmente celata dietro il filare di alberi. Potremmo continuare ancora per molto…
Sarà bellissimo quando torneremo a fare comunità, quando torneremo tra le strade, tra i vicoli e nelle piazze. Sarà ancora più bello quando le vivremo per quelle che sono, quando le disegneremo per questo, si augura, rinnovato spirito di aggregazione, un po’ come sta succedendo con i nostri balconi.
Valerio Vitucci
Bella riflessione… Ma realisticamente la vedo dura..
Finito questo periodo la ripresa non sarà facile, in questi giorni molti stanno perdendo o hanno già perso il lavoro (molti contratti sono atipici e precari) si guarda fuori dalla finestra cercando di trovare una soluzione… Ma sarà molto difficile.
bella lettera, e belle riflessioni senza dubbio… ma la dura realtà è che quando tutto questo finirà ci saranno i soliti politici che si ergeranno a paladini di una Sulmona spolpata, gente inetta che rioccuperà gli scranni di palazzo, leccapiedi che torneranno a fare i servi della gleba mettendo like ad ogni fantomatica pulizia ordinaria. purtroppo la realtà è questa. Dobbiamo capire che se siamo ridotti a topi che non possono uscire dalle case non è colpa di un virus che tanto mortale non è. La è colpa di chi ha rubato e dilapidato soldi pubblici con incarichi e appalti pilotati riducendo la sanità ad uno scatolone vuoto, aziende pubbliche che dilapidano soldi per far contenti amici e potenziali elettori. occorre fare pulizia totale ma non con l’amuchina, ci vuole etica e dignità..