Il fenomeno non è così frequente, ma può verificarsi, come ha insegnato questo virus che oggi conosciamo più di ieri, ma che resta fondamentalmente ancora uno sconosciuto. Per la Asl si tratta di una specie di sacche che si nascondono all’interno dell’organismo e che possono riattivare la malattia anche una volta debellata. Così domenica scorsa per un’infermiera del San Raffaele che aveva negativizzato il Covid 19 dopo una lunga convalescenza è tornato l’incubo del Coronavirus: la donna, che per scrupolo si era fatta un terzo tampone prima di rientrare a lavoro, è risultata infatti di nuovo positiva.
Si tratterebbe di una forma molto più lieve e meno virulenta, che non ha causato finora sintomi, ma che ha costretto la donna e alcuni suoi familiari ad essere messi di nuovo in isolamento sanitario attivo.
L’infermiera dopo il rientro a casa dall’Aquila, dove era stata per negativizzare il virus, si era sottoposta ad un ulteriore periodo di quarantena volontaria ed aveva cominciato a riuscire un paio di settimane fa. Gli spostamenti e i contatti avuti non sono stati molti, ma comunque la donna ha incontrato alcuni familiari e si è recata persino in procura per essere ascoltata nell’ambito dell’inchiesta che i magistrati hanno aperto sul focolaio scoppiato nella clinica.
La bassa virulenza lascia sperare non solo sul fatto che non ci siano conseguenze per lei, ma anche che i contatti avuti in questi giorni non abbiano prodotto nuovi contagi.
Una dimostrazione di come, insomma, la guardia non vada mai abbassata, anche in un territorio che da settimane non registra più nuovi casi come è la provincia dell’Aquila.
Non mi dire, leggevo i commenti e qualcuno diceva che erano delle fake. Ora come la mettiamo?