Le intenzioni erano sicuramente lodevoli e d’altronde l’adozione di uno spazio pubblico è un segno di civiltà. Ma ancora una volta per i giardinetti di Capograssi, dopo la vicenda della statua scolorita, arriva un’altra “gaffe”. Nonostante le raccomandazioni del sindaco a “dover agire ricorrendo a professionalità abilitate e in collaborazione con gli enti preposti”.
Ieri mattina, infatti, i colleghi giornalisti della cooperativa Omnia, che ha adottato l’area verde, hanno poggiato le valorose penne e imbracciato guanti e motosega per ripulire e rendere più accogliente lo spazio.
Così hanno rimosso una parte di siepe davanti alla statua, dove dovrà sorgere un camminatoio in ciottolato, potato un albero al confine con il marciapiede e tagliato tre piante, tre palme che stavano lì da anni. Che saranno state anche secche e malandate (ma noi non siamo agronomi per dirlo), “vegetazione che non c’entra nulla con Sulmona, ma che sarebbe più consona a Tortoreto”, ha detto il presidente della cooperativa Claudio Lattanzio, ma il cui taglio, come invece stabilisce il regolamento comunale, che pure la cooperativa ha sottoscritto al momento della convenzione, deve essere preventivamente autorizzato dal Comune e dagli uffici comunali. E non a parole, ma sulla base di un progetto che deve essere depositato e vagliato da chi di competenza, compreso, nel caso di tagli e abbattimenti, dal parere di un agronomo.
A palazzo San Francesco, però, dell’operazione di giardinaggio, che certo non può considerarsi di ordinaria manutenzione, nessuno sapeva niente.
“Avevamo concordato il taglio con l’ex assessore Nicola Angelucci – continua il collega Lattanzio – che anzi ci aveva detto di tagliare anche le siepi. E d’altronde le piante erano mezze secche”, ha stabilito il giornalista.
Il regolamento comunale, però, lo ribadisce in più articoli che le operazioni che modificano lo stato dei luoghi, che prevedono abbattimenti e anche semplici (si fa per dire) potature, devono essere oggetto di un’autorizzazione scritta e specifica da parte del Comune previa presentazione di un progetto.
Lo dicono gli articoli 4, 6, 7 (dove si parla anche di revoca della concessione e di richiesta di indennizzo), 8 e 14 (qui regolamento aree verdi nei passaggi evidenziati in giallo) e più in generale lo dicono il buon senso e le regole del vivere comune.
Perché se passasse la logica del “fai da te”, fin troppo in voga a Sulmona, allora, ad esempio, un domani chi dovesse prendere in gestione la villa comunale, potrebbe decidere, così d’emblée, di raderla al suolo. In fondo aiuterebbe la visuale della cattedrale.
“avevano concordato” ci sta una carta scritta? Altrimenti è solo aria fritta.
Purtroppo queste cose accadono perché c’è una classe amministrativa vecchia e pseudo nuova completamente sconnessa con la realtà, che oltre ad annunciare ipotetici faremo non va, e che nemmeno si mette a supporto di chi vorrebbe invece far cambiare rotta alla nostra città e si adopera in prima persona ma che forse non conosce gli intrigati e masochistici meccanismi della macchina burocratica.