Un Abruzzo in rivolta se il decreto Emergenza non sarà cancellato nello “scippo” perpetrato ai danni dell’Abruzzo. Giovanni Lolli, presidente vicario della Regione, non usa mezzi termini durante la conferenza stampa di questa mattina a Pescara. Il concetto suona come un ultimatum. Lo scippo è quello sui fondi Masterplan da utilizzare per la più urgente messa in sicurezza dei viadotti sulla A24 e A25. I 250 milioni di euro anticipati dallo Stato, infatti, altri non sono che 200 sottratti all’Abruzzo e 50 al Lazio nell’ambito del Fondo di Coesione e Sviluppo.
Anomalie. Sono quelle ripercorse da Lolli: “La prima riguarda la natura dell’intervento di messa in sicurezza delle autostrade, che è di competenza statale, in quanto è lo Stato che incassa il canone di 56 milioni di euro l’anno dal concessionario, non certo la Regione. Stabilito questo- prosegue-, va anche precisato che siamo perfettamente consapevoli dell’urgenza degli interventi e proprio per questo, già prima del crollo del ponte Morandi a Genova, avevamo discusso con il Governo delle iniziative da intraprendere. Con il precedente esecutivo eravamo riusciti a ottenere lo stanziamento dei 250 milioni (in rate da 50 milioni l’anno a partire dal 2021), una parte dei quali è già nelle casse del concessionario, a cui è stata data la possibilità di trattenere l’ammontare dei canoni relativi agli ultimi 2 anni, pari a circa 110 milioni di euro, destinandoli ai progetti per la messa in sicurezza dell’infrastruttura. Oggi, invece, scopriamo che anche questa somma non è stata tenuta in considerazione nei conteggi fatti dal Governo”.
Poi la difficoltà per Toto, concessionario delle autostrade, a farsi anticipare le somme dalle banche e la disponibilità, da parte della Regione, nel rinviare qualche progetto come il prolungamento dell’asse attrezzato di Pescara e l’acquisto di nuovo materiale rotabile. Degli accordi pregressi, fa notare Lolli, non c’è traccia sul decreto Genova.
Il direttore generale della Regione Vincenzo Rivera, dal suo canto, ha evidenziato come non ci sia il rischio di definanziamento, bensì “un rallentamento dei flussi di cassa, che verrebbero ripristinati successivamente, prolungando la scadenza del programma al 2025, invece del 2023 come previsto ora”. “Il punto – ha rimarcato il direttore generale – è che dei 753 milioni di euro di fondi Fsc assegnati all’Abruzzo per il Masterplan, la Regione ha firmato convenzioni con i soggetti attuatori pari a 700 milioni di euro. All’interno di questa cifra, progetti per un ammontare di ben 536 milioni sono già stati caricati sulle piattaforme ministeriali, e contemporaneamente gli assegnatari hanno caricato i finanziamenti nei loro bilanci, ricevendo in alcuni casi anche degli anticipi. E’ chiaro, quindi, che se la norma del Decreto non dovesse essere modificata in Parlamento, si verificherebbe una situazione di caos indicibile, con un altissimo rischio di contenziosi”.
Mercoledì la richiesta di modifica arriverà direttamente sui banchi del ministero per la Coesione dove è stata convocata una nuova riunione. “Se non dovessimo ottenere risultati – conclude il presidente Lolli – siamo però pronti a una grande mobilitazione, in cui coinvolgeremo cittadini, associazioni, sindacati e organizzazioni di categoria, oltre a tutti i parlamentari eletti in Abruzzo, che dovranno impegnarsi, al di là delle proprie appartenenze politiche, per bloccare una follia che ci auguriamo sia frutto solo di disattenzione e non della volontà di penalizzare un territorio già alle prese con numerose emergenze”.
S. P.
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