L’America l’aveva trovata in una casa di via Costanza a Sulmona, che il suo datore di lavoro le aveva intestato in cambio di un contratto di vitalizio che la obbligava alla sua totale assistenza. Maria Teresa Parascenzo, settanta anni di Sulmona, però, dalla mano si era presa il braccio: per accudire l’uomo, un americano rimasto vedovo nel 2006, e che a Sulmona aveva deciso di passare la sua vecchiaia, si versava mensilmente anche uno stipendio da 3mila euro non dovuto. Non solo: approfittando della delega alla firma sul conto in banca, la donna, il giorno stesso della morte dell’anziano datore di lavoro, nel gennaio del 2011, aveva provveduto a svuotare il conto corrente dai risparmi da questi accantonati: quasi 150mila euro che aveva fatto transitare su una serie di conti a lei intestati.
Per il reato di appropriazione indebita, così, Parascenzo ha patteggiato ieri davanti al giudice del tribunale di Sulmona la pena di otto mesi di reclusione, a cui si dovrà aggiungere il risarcimento danni, da quantificare in separata sede.
La parte più sostanziosa, però, il legittimo erede dell’uomo, ovvero il figlio che vive negli Stati Uniti, l’ha già recuperata: dopo la morte del padre, infatti, l’uomo aveva provveduto ad incaricare il suo legale, l’avvocato Vittorio Masci, di verificare la consistenza e soprattutto la destinazione dei risparmi del padre.
Le inutili richieste di restituire i soldi, si erano così trasformate in una denuncia querela e nel conseguente sequestro della somma eseguita dalla procura dopo una non facile ricerca bancaria. Il malloppo era stato quindi trovato e posto sotto sequestro, con il figlio che ne era stato nominato custode giudiziario.
Ora quei soldi torneranno nella disponibilità del legittimo erede: la badante super pagata dovrà accontentarsi della casa lasciatale in “eredità”.
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