Fra le città abruzzesi sopra i 15.000 abitanti che più si sono spopolate nel 2017 – esclusi i capoluoghi di provincia – il triste primato spetta alla città di Sulmona che perde ben 281 abitanti contro Lanciano che ne perde 249, Ortona 165, Giulianova 105, Martinsicuro 91, Città Sant’Angelo 20, Avezzano 17 e Roseto 14. Duro anche il bilancio per i quattro capoluoghi di provincia: L’Aquila registra una flessione di 166 abitanti, Teramo di 437, Pescara di 1.203 e Chieti di 560.
Per quanto riguarda l’Abruzzo invece, ha perso complessivamente nel 2017 7.051 abitando passando da 1.322.247 abitanti del 2016 a 1.315.196. Il decremento in valore percentuale segna un – 0.53%, il triplo rispetto alla decrescita italiana che è stata dello 0.17%.
Questo è quanto emerge dai dati elaborati dal professor Aldo Ronci nel “Bilancio demografico dell’Abruzzo” che disegnano un quadro impietoso e drammatico. Una crisi demografica che nemmeno la flebile ripresa economica riesce a stoppare, continuando di fatto la perdita di abitanti che va avanti dal 2014, riscontrando però nel 2017 il suo valore più alto. Le flessioni sono state infatti di 2.365 abitanti nel 2014, di 5.061 nel 2015, di 4.266 nel 2016 e di 7.051 nel 2017.
“La popolazione abruzzese – scrive Ronci – è passata da 1.333.939 abitanti del 2013 a 1.315.196 del 2017 registrando una perdita di 18.743 abitanti. In valori percentuali la flessione dell’1,41%, di gran lunga superiore alla decrescita italiana -0,49%”.
“La capacità della Regione di creare ricchezza – scrive ancora Ronci – dipende anche dal suo andamento demografico: più cresce la popolazione più aumentano i consumi e si alimenta la forza lavoro. Per questo i recenti dati diffusi dall’Istat sul trend negativo dei residenti in Abruzzo destano preoccupazione. Una popolazione che cala, per il basso tasso di natalità, per il basso tasso di migrazione dall’estero e per l’alto tasso di migrazione verso altre regioni, non è certo la base migliore per crescere”.
Savino Monterisi
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