C’è anche Sulmona tra i 755 Comuni ammessi alla qualifica di “Città che legge 2024-26”. Una riconferma per la realtà ovidiana, già inserita all’interno della speciale classifica del “Centro per il libro e la lettura” nel biennio 2022-2023. Un progetto, nato d’intesa con l’ANCI, che intende promuovere e valorizzare l’amministrazione comunale che si impegni a svolgere con continuità politiche pubbliche di promozione della lettura sul proprio territorio. Attraverso la qualifica si vuole riconoscere e sostenere la crescita socio-culturale delle comunità urbane attraverso la diffusione della lettura come valore riconosciuto e condiviso, in grado di influenzare positivamente la qualità della vita individuale e collettiva.
La città che legge, però, affoga ancora negli stessi problemi di tre anni fa. Biblioteca comunale ancora chiusa, orari dell’APC risicati e nessuna aula studio a disposizione di studenti e lettori. Potrebbe essere una fotografia del 2022, quando la delega alla Cultura era in mano a Rosanna Tuteri e Sulmona correva per il titolo di Capitale della Cultura. Oggi alla guida della barca non c’è che il commissario, incaricato dell’ordinaria amministrazione e nulla più.
Il lucchetto chiuso a doppia mandata della porta che si apre su piazza Salvatore Tommasi è uno dei traguardi mancati dell’Amministrazione Di Piero. Eppure proprio da un sopralluogo nella biblioteca sulmonese era iniziata l’avventura dell’ex sindaco. Non sono bastati i lavori di adeguamento sismico e di un restauro dell’immenso patrimonio librario per tornare a sfogliare le Cinquecentine (spostate dallo scorso marzo). Assente l’impianto antincendio e, con esso, le condizioni di sicurezza per tornare tra gli scaffali.
Per una biblioteca chiusa ce n’è una che cerca casa. L’APC Capograssi” dal 2017 è sfrattato dalla sede in piazza Venezuela, trovando riparo tra le mura della palazzina INPS, in via Sardi. Tempi lunghissimi per il ritorno a casa, chiusa per la vulnerabilità sismica e statica. Settimana scorsa sono stati stanziati 100.000 euro per gli oneri relativi alla progettazione. Il destino, però, rimane vincolato alla vendita della sede delle scuole di formazione professionale in via Mazzini, a Sulmona. E questo è quanto voluto nel 2020 dalla giunta regionale con l’assessore, nonché ex candidato sindaco, Andrea Gerosolimo. Prezzo base, sul Bura, di 532 mila euro per un’asta andata deserta. Il motivo? Le condizioni precarie della struttura lungo via Mazzini.
L’assenza di luoghi di cultura ha spinto il Comitato degli Studenti della biblioteca “Capograssi” a chiedere uno spazio adatto alla lettura e alla ricerca. In principio fu l’aula studio dedicata a Carlo Tresca, la cui richiesta (protocollata) si perse tra le stanze di Palazzo San Francesco. Poi l’ispezione dei consiglieri Paolucci e Alessandrini, allertati per gli orari non proprio comodi e dilatati (solo due aperture pomeridiane) dell’ex Centro Servizi Culturali sulmonese. Un sopralluogo nel quale le grandi assenti furono le tre rappresentanti del territorio in Regione: Maria Assunta Rossi, Antonietta La Porta e Marianna Scoccia. L’ultimo capitolo, scritto e mai terminato dallo scorso settembre, l’accordo con l’ex assessore Carlo Alicandri-Ciufelli per l’apertura della Casa delle Culture, gestita dall’associazione Celestiniana. Un racconto, appunto, e senza neanche il lieto fine.
“Sulmona città che legge” ?????
Mah..