Sulla Terra a 30 all’ora

Forse è solo un caso che il convegno si svolga proprio oggi, giornata internazionale della Terra, ma non è casuale che oggi, dopo 53 anni dal quel 22 aprile che vide mobilitarsi 20 milioni di persone dopo l’appello in difesa del pianeta lanciato da senatore statunitense Gaylord Nelson, si continui a cercare la strada e le risposte a quella promessa.

Non è solo questione di emissioni di CO2, di abbattimento delle fonti fossili, di inquinamento e surriscaldamento del pianeta. E’ un fatto culturale, che va molto più a fondo al problema, che investe la sfera personale e collettiva, la relazione che ciascuno ha con il ritmo della vita e con il tempo.

Andare a 30 all’ora non è solo uno slogan, non è solo una regola da codice della strada, non è solo un progetto di mobilità: è un obiettivo di qualità della vita a cui ognuno e ogni città dovrebbe puntare.

Il convegno che si terrà oggi a Sulmona (ore 17 Auditorium dell’Annunziata) e al termine del quale il sindaco Gianfranco Di Piero firmerà l’adesione di Sulmona alle “Città 30”, è un appuntamento da non perdere per chi lamenta nelle chiacchiere di salotto e in quelle del bar il fatto che la città non abbia una “visione”. Perché una visione, questa sfida, la dà.

Essere Città 30 e aspirare ad esserlo, è qualcosa che coinvolge molti campi di azione: la mobilità sostenibile, innanzitutto, ma anche l’urbanistica, il turismo, il commercio, l’ambiente, il sociale e persino gli investimenti, tenendo a mente che la qualità della vita è un fattore determinante nella scelta di un’impresa, probabilmente molto più di quanto lo sia un incentivo Zes.

I relatori dell’incontro di oggi sono quelli che hanno convinto finora città come Bologna (dove il limite di 30 kmh esordirà a giugno), Olbia, Ascoli Piceno e nel 2024 anche Milano. Gli stessi che hanno lanciato questa sfida all’Italia dopo venti anni dalle teorie dell’urbanista svizzera Lydia Bonanomi che, nel resto d’Europa (Bruxelles, Grenoble, Oslo, Bilbao, Graz, Helsinki, Valencia, Zurigo, Lille), hanno dimostrato di avere una straordinaria efficacia, riducendo morti e feriti a quasi la metà dei casi.

Oggi, è anche vero, che questo modello è più a portata di mano, perché la mobilità elettrica, o dolce, permette di colmare quel vuoto di servizi che garantiscono le auto: monopattini, bici elettriche e mezzi pubblici attrezzati per il trasporto misto, rendono possibile quello che venti anni fa era impensabile. Tant’è che la Conferenza Stato-Regioni ha approvato il primo Piano generale della mobilità ciclistica 2022-2024, che prevede fondi consistenti anche dal Pnrr.

Sulmona, in verità, ha già la sua Zona 30 da oltre dieci anni (fu l’allora consigliere di opposizione Antonio Iannamorelli a proporla lungo corso Ovidio), ma la sfida di oggi è di ben altra portata: il punto di partenza, quello del manifesto che verrà firmato oggi, è quello di imporre il limite dei 30 Kmh in tutte le strade della città che non siano quelle a scorrimento veloce. Ma anche di cambiare rotta con comportamenti e progettazione della città: dal Pedibus (avviato da una settimana in una scuola di Sulmona), al rifacimento della viabilità che veda, ad esempio, la maggior parte della carreggiata dedicata a pedoni e ciclisti, piuttosto che alle auto (come è ora), fino al diritto d’ombra, ovvero l’obbligo di piantare alberi in zone urbane per garantire chi cammina.

Perché è bene ricordarlo e sapere che i pedoni sono, o dovrebbero essere, garantiti dalla legge, ovvero dalla Carta europea dei diritti del pedone che venne approvata dal Parlamento europeo il 12 ottobre del 1988. Senza grandi risultati finora.

Qualcosa in più, insomma, di discutere e litigare per una mezzora in più o in meno di Ztl in centro storico.

11 Commenti su "Sulla Terra a 30 all’ora"

  1. … intanto gli amministratori, per le strade “ sicure e Vitali”, che cominciassero a riparare le buche e dando una risistemata ai sampietrini… che cominciassero pulire i tombini e provvedere a rimetterli in sagoma… che cominciassero a sistemare e allargare i marciapiedi provvedendo a realizzare scivoli di accesso e uscita per consentirne una fruizione consona a tutti i cittadini comprese le persone anziane e quelle con mobilità ridotta… che cominciassero a sistemare il verde pubblico con la sostituzione delle piante seccaginose e il taglio dei rami secchi ( a proposito la rimozione di quelli a terra nella Villa comunale quant’è che qualcuno si degni a rimuoverli?)… e poi il divieto “ 30 “ vale anche per tutte quelle bici, invadenti e pericolose lungo Corso Ovidio?
    Che dite, gli vogliamo dare una regolata oppure NO… la strada è dei pedoni e quindi a loro la precedenza su tutto… le bici lungo Corso Ovidio si portano a “ mano”…
    O vi devo postare le foto del divieto di circolazione delle bici sulle strade dei centri storici dove vi è un’alta affluenza di persone a passeggio?

    • Sottoscrivo
      Tutto
      In particolare modo la parte riguardante la pericolosità delle due ruote lungo corso Ovidio.
      Ti voto !!!!!

  2. Davvero complimenti alla giunta di Sulmona! Una visione prospettica che ha pochi uguali in Italia.

    A chi interessato, segnalo questo interessante articolo:
    “Diritto alla camminabilità L’inaccettabile vulnerabilità dei pedoni nelle “autocentriche” città italiane”
    In tale articolo si rileva:
    “Città 30” significa adattare l’intera città a una diversa concezione di velocità, in grado di favorire gli spostamenti lenti e sostenibili (a piedi e in bicicletta).

    Gli interventi raccomandati dagli urbanisti di “Città 30” sono di duplice natura:
    – i primi sono quelli che disincentivano l’uso del mezzo inquinante privato: le Ztl, le zone a basse emissioni, la riduzione dei parcheggi di superficie e l’aumento delle soste a pagamento.
    – I secondi, invece, sono di tipo urbanistico. E tra questi figura anche l’ampliamento dei marciapiedi e un restringimento delle carreggiate.
    Qui sotto il collegamento al detto articolo:
    https://www.linkiesta.it/2023/01/camminabilita-citta-italiane-pedoni-incidenti-morti-marciapiedi-urbanistica/

  3. 30 mi sembra esageratamente poco, basterebbe far rispettare il limite dei 50. ma volete una città stile residenza per anziani/villaggio turistico? ok 30 al centro storico ma 30 su via della repubblica o via cappuccini o via xxv aprile è da pazzi. fate esperimenti sulla pelle di chi ancora per fortuna lavora e risiede in città….anche se capisco che forse ormai siamo una rarità.

    • Ci stiamo preparando a paese per vecchi

      • O al paese spopolato. Bisogna considerare che l’auto viene anche utilizzata per recarsi a lavoro, molto spesso pendolare, e abbassare in modo becero i limiti di velocità per costringere ad usare le biciclette(nelle città più grandi ci sono gli autobus, linee più capillari, sedi lavorative più vicine…. sono altre realtà) porta semplicemente ad ABBANDONARE SULMONA. . RESTIAMO CON I PIEDI PER TERRA!!!!!!!

        Il modello a 30 km/h va benissimo in una città consolidata con servizi ed abitazioni in un unico nucleo abitato con alta densità abitativa, linee autobus che uniscono altri piccoli centri della cintura ad orari cadenzati (i 5′ di ogni ora p.es… facile da memorizzare), ma in una realtà come la nostra viene visto solo come un tentativo di limitare la libertà di spostamento. Sei poi i 30 km/h vengono messi solo nel Centro Storico all’interno delle mura è un altro paio di maniche. Ovviamente il limite a 50 km/h nelle altre strade deve essere verificato.

  4. complimenti a quegli amministratori che credono in una città più vivibile, al passo con i tempi. Bisogna crederci tutti insieme. Rispettare l’ambiente non vuol dire essere “vecchi.” Vecchi spesso si nasce.

  5. gli unici vecchi di cui parlate sono quelli che utilizzano ancora l’automobile… gli altri, quelli che vanno con mezzi alternativi, guarda caso sono i giovani.
    La città dei vecchi risponde delirando frasi confuse.

  6. Slogan ! A costo zero!
    30 vuol dire altro. Vuol dire avere continuità in ogni scelta amministrativa, vuol dire avere il coraggio di creare le condizioni urbane per i 30, vuol dire rimodulare il sistema di trasporto pubblico, vuol dire curare la città , vuol dire verificare le l’uso delle bici elettriche, vuol dire avere il coraggio di regolamentare gli spazi pubblici, vuol dire avere il coraggio di rifare la cartellonistica stradale or la città 30, vuol dire regolamentare le ciclabili nel centro storico, bio dire creare servizi igienici pubblici decorosi, vuol dire rendere chiacchiere e buoni intenti che si esauriscono con una firma di adesione in visione e la visione in progettazione e la progettazione in attuazione, l’attuazione in uguaglianza tra ciclisti pedoni e non , tra giovani rampanti e anziani tra intellettuali e chi vive con umiltà e semplicità sperando che il bene comune sia fatto soprattutto da uguaglianza tra cittadini!!!!

  7. Non residente | 22 Aprile 2023 at 16:07 | Rispondi

    30 vuol dire raffica di multe e introiti al comune. Per andare a 30 bisogna viaggiare con la prima marcia e le macchine più piccole forse la seconda. L inquinamento?

  8. Ma è possibile che queste istituzioni negli ultimi anni pensano solo a come inasprire regole e divieti?questa città ha regole da metropoli multietnica e servizi da frazione!

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