Sono stati recuperati tutti e quattro alle due di ieri notte, dopo una lunga e complessa operazione di “guida a distanza”: segnali luminosi, sirene, lampeggianti, luci di telefonini e messaggi audio. Alla fine ce l’hanno fatto i quattro ragazzi, tre poco più che ventenni e un minorenne, di Pratola Peligna, che sabato sera erano finiti in un sentiero senza uscita nelle Gole di San Venanzio a Raiano. I carabinieri-forestali di Secinaro, insieme a vigili del fuoco, CNSAS e SAGF, nonché alle guide alpine e alla polizia municipale di Raiano, li hanno recuperati e guidati in due tranche: il primo dei quattro recuperato poco prima di mezzanotte, gli altri tre, che si erano spinti su un costone di roccia, verso le due. Tutti sani e salvi arrivati sulla statale 5 dove i soccorsi avevano attrezzato una specie di campo base. Una storia a lieto fine che, però, non assolve la leggerezza con cui spesso si affronta la montagna.
I quattro, infatti, su quel sentiero di Rava Tagliata, non avrebbero dovuto esserci, non da soli almeno.
E’ scritto a chiare lettere nel cartello che si trova all’inizio del tracciato, nel quale è scritto che “il sentiero può essere percorso solo accompagnati da personale della Riserva debitamente formato e ricadente nelle categorie delle guide autorizzate” e questo non per un capriccio, ma per un doppio motivo: perché Rava Tagliata è zona di massima tutela naturalistica e perché “presenta tratti pericolosi dipendenti dalla morfologia – è scritto sempre sul cartello -, con orridi e strapiombi”. A tutela dell’habitat e della sicurezza, spiega la Riserva, si può accedere quindi solo accompagnati e “previa segnalazione agli uffici dell’ente”. Cosa che i ragazzi non avevano fatto.
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