Andrà in onda il prossimo sabato su Channel Four Television il docu-film prodotto dalla Seadog Production sull’ex campo di prigionia di Fonte D’Amore, noto anche come Campo 78. Una produzione, quella della Seadog, che ha esplorato, conosciuto, studiato diversi campi di prigionia in Europa partendo dalla Slovenia e proseguendo poi con quello sulmonese e così via, tutti testimonianza di una “storia” da non dimenticare e, ancor meglio, da ricordare.
Per il campo di Fonte d’Amore, tra i meglio preservati in Italia, aspettative e progetti sono numerosi, basti pensare che si è costituita, anni fa, l’associazione “Una fondazione per il Morrone” che aspira a salire di livello diventando a tutti gli effetti una “fondazione” e gestendo, in sintonia con tutti i “cori” che ne fanno parte, il Campo. Per fare questo, però, è necessario un ultimo, e atteso da tempo ormai, passaggio tra Demanio e Comune con il primo che deve nei fatti trasferire la proprietà al secondo. “Siamo in attesa che il Demanio concluda gli ultimi studi tra cui il progetto di valorizzazione- spiega l’assessore comunale, Alessandra Vella- e poi avvieremo tutto il discorso di gestione”. È sempre Vella a ricordare come il campo di prigionia rientri tra gli immobili parte di un accordo di programma quadro stipulato tra Demanio e Regione Abruzzo che permettono appunto il trasferimento di proprietà. È questo, al momento, lo scoglio da superare. C’è qualcuno che giurerebbe che la cosa doveva essere già bella che fatta da 20 mesi ormai.
Tra i documenti necessari c’è il piano di valorizzazione redatto dall’architetto Francesca Iannamorelli ai tempi dell’amministrazione Ranalli, periodo in cui si tenne l’ultima riunione ufficiale tra l’allora presidente del Consiglio comunale, Franco Casciani, l’amministrazione e le associazioni interessate al campo. Era il dicembre 2015. In quell’occasione si tirarono le somme di quanto già discusso negli anni precedenti a partire da quel settembre 2013 quando il sottosegretario alla Difesa Pinotti arrivò a Sulmona per tracciare il percorso condiviso tra amministrazione ed associazioni. Si parlò anche di una collaborazione con Roger Stanton, fondatore dell’Elms group ed amico del Sulmona Camp 78 di Londra che ha posto l’esempio di gestione dell’Eden Camp di Milton, totalmente ricostruito e perciò non replicabile su Fonte d’Amore dove insiste un vincolo storico e dove, ad ogni modo, si auspica una gestione più commemorativa rispetto a quella inglese. D’altronde le idee non mancano e tante ne sono state raccolte tra i fondatori, oltre 150 i cittadini che ne hanno sostenuto l’idea e 10 tra enti pubblici e privati. Ma per riportare un esempio di “buona” gestione, l’Eden Camp registra 150mila visite l’anno e vi lavorano circa 45 addetti fissi. Il signor Stanton si impegnò anche a fornire una mano in termini di promozione per il campo di Fonte d’Amore.
Anche Ance L’Aquila aveva fornito il suo sostegno, 30 mila euro per risistemare una baracca in occasione del 70esimo anniversario dell’associazione di categoria che ha finanziato opere un po’ in tutta Italia, l’unica in sospeso è quella di Sulmona. Sarebbe stato un piccolo, ma buon inizio, per affrontare un discorso davvero molto più ampio e per il quale indubbiamente le risorse economiche necessarie si aggirano attorno ai milioni di euro. Ma un passo la volta, l’idea della fondazione è quella di una prima messa in sicurezza per rendere fruibili le strutture e poi proseguire con una progettazione partecipata.
Nel frattempo, in attesa di superare quel piccolo “insormontabile” scoglio, il campo ospita sporadicamente alcune visite guidate; continua ad essere fonte e luogo di ricerche storiche da parte degli studiosi che rintracciano storie e percorsi di vita anche inaspettati; il 30 settembre una delegazione della Repubblica Ceca farà visita al campo per ricordare i connazionali che vi furono imprigionati e siglare contestualmente un gemellaggio tra la città di Šumperk e Sulmona.
Simona Pace
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