Studenti a digiuno: pranzo al sacco e sondaggio, le scuole si apparecchiano la tavola

C’è chi come la preside della Lombardo-Radice-Di Stefano e Ovidio-Serafini, Alessandra Di Mascio, ha già deciso; chi, come la collega delle Masciangioli e Capograssi, Domenica Pagano, si affida ad un sondaggio tra i genitori che è stato distribuito ieri e che dovrà essere compilato entro domani, prima cioè che il consiglio di istituto, martedì, si pronunci in merito.

Presidi e genitori, insieme, per sopperire all’ennesima inadempienza del Comune di Sulmona che, a dieci giorni dal previsto inizio del servizio di refezione scolastica, non ha ancora sottoscritto il contratto con il nuovo appaltatore, la Ri.Co. srl di Somma Vesuviana che, d’altronde, non ha neanche un centro cottura pronto.

Nonostante l’appalto sia stato affidato a giugno scorso e nonostante l’inizio della scuola – anche senza avere la licenza media – era prevedibile.

Fatte salve le scuole materne per le quali di mangiare in classe non se ne parla, gli studenti della Lombardo-Radice-Di Stefano e della Ovidio-Serafini cominceranno comunque subito con il tempo pieno (chi lo fa): dal 30 settembre “pranzo al sacco”, ovvero da casa, e orario regolare. “La didattica ha la priorità – spiega la preside Di Mascio – e d’altronde noi abbiamo già previsto nel nostro regolamento questa opportunità. Non capisco però questo ritardo: io dirigo anche una scuola all’Aquila e lì la mensa è partita dal primo giorno di scuola”.

La Masciangioli-Capograssi si affida invece ad un sondaggio con tre opzioni: frequenza solo la mattina dal lunedì al sabato, con recuperi (sempre di sabato) in futuro quando sarà attivata la mensa; solo di mattina, sempre dal lunedì al sabato, con due rientri settimanali e pranzo al sacco o, come per l’altro polo, dal lunedì al venerdì con tempo pieno e pranzo da casa “seguendo però restrizioni rigide – dice la preside Pagano – sulla tipologia di cibo da portare in classe, per questo chiederemo consiglio anche alla Asl”.

In attesa degli exit poll tra i genitori monta la protesta, perché quella della mensa scolastica, ormai da anni, per un motivo o per un altro, è un’emergenza che si ripete quasi ogni anno. Un pasto indigesto per la burocrazia.

Forse il Comune dovrebbe cambiare “chef”.

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