La medaglia si ribalta e sulla questione dell’aumento del pedaggio autostradale sulla A24 e A25 interviene Strada dei Parchi fornendo una nuova versione ossia quella di un aumento dettato dal Governo perchè di alternative (il gestore parla di 12 piani economico finanziari) sono state presentate ma mai considerate. L’aumento del 12.89% del pedaggio, come spiega Sdp, sarebbe la diretta conseguenza di un blocco tariffe imposto dal ministero negli ultimi tre anni, nonché dalla mancata approvazione del piano economico finanziario. “Ricordiamo che a partire dal 2014 e per il 2015 e 2016 il Ministero ha imposto tariffe calmierate rispetto agli aumenti previsti dalla Concessione- si legge in una nota del gruppo Toto pubblicata proprio alla vigilia del nuovo aumento-, ignorando la clausola contrattuale del ristoro degli investimenti realizzati dalla Concessionaria sulla tratta autostradale, senza di contro adottare forme compensative alternative . Sul punto il TAR del Lazio ha condannato l’inerzia del Ministero, tanto che la Magistratura Amministrativa con propri sentenza ha ripristinato le condizioni previste nei contratti di concessione”.
Quindi a giocare questa partita al rialzo non ci sarebbe sono la concessionaria bensì una serie di clausole parte già del contratto di privatizzazione delle due autostrade abruzzesi, messo a gara ai tempi e sottoscritto dall’azienda che ne ha vinto l’appalto la quale aggiunge: “E’ la Legge, dunque, che stabilisce i criteri per la determinazione delle tariffe, in base ad un mix di parametri che considerano il prezzo di concessione, pari a oltre 750 milioni di Euro oltre interessi corrisposto in rate annuali, l’incremento del tasso di inflazione, il totale degli investimenti effettuati, gli ammortamenti e i costi di gestione. Vieppiù inoltre che per ogni euro di pedaggio incassato dalla Strada dei Parchi, solo 43 centesimi restano nella disponibilità della concessionaria per garantire la gestione e la manutenzione dell’infrastruttura, mentre i restanti 57 centesimi vanno a vario titolo allo Stato”.
Non solo. Sdp ricorda come sia l’unica concessionaria a corrispondete un “prezzo di concessione” all’Anas pari a 55.9milioni di euro l’anno ricavati dai pedaggi e ricorda la legge 228/2012 che avrebbe dovuto condurre all’adeguamento delle infrastrutture a nuovi standard di sicurezza antisismici e a rinegoziare termini e condizioni del contratto di concessione anche allo scopo di definire aumenti “più” sostenibili.
Tutta colpa del mancato piano economico finanziario, insomma, che doveva essere approvato con l’entrata in vigore della legge 228/2012. Tale norma, secondo il gestore, avrebbe consentito di adeguare l’infrastruttura autostradale ai nuovi standard di sicurezza antisismici, ma anche di rinegoziare termini e condizioni del contratto al fine di conseguire aumenti tariffari sostenibili per l’utenza, “nell’ordine dell’1% oltre l’inflazione”. Rifiutate le proposte del gestore il ministero “nel novembre 2016 ha imposto la propria soluzione, che prevede l’adeguamento in sede delle strutture, senza tuttavia esprimersi sull’impatto che detta soluzione avrà sugli incrementi tariffari programmati” scrive Sdp che aggiunge come siano stati attivati nuovi piani di investimento con altre concessionarie tramite Bruxelles “Ma non c’è ancora il piano di messa in sicurezza definitivo per A24 e A25”.
L’intenzione, ora, è quella di proseguire con nuove opere ed investimenti sulle due arterie: “Detto impegno potrà essere attuato solo dopo che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti avrà approvato un progetto sostenibile sia dal punto di vista della tariffa, sia sociale sia tecnico” conclude la società. Intanto l’onorevole Melilla ha chiesto chiarimenti al governo.
S.P.
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