Oggi ricorre il secondo anniversario di questa testata e voglio cogliere l’occasione per pubblicare la versione integrale del pezzo che, a dicembre, è stato inserito sul primo annuario de “Il germe”: la parte che non entrava nelle 1700 battute a disposizione :-).
Non l’ho detto a nessuno, ma vedere stampate le mie parole su carta, poterle toccare, odorare, sottolineare, mettere in borsa e regalare è stata un’esperienza emozionante.
Ringrazio ancora una volta la redazione per l’ospitalità che mi concede ogni settimana.
È una cosa che non do mai per scontata.
(in foto: IL GERME)
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Me ne accorgo da lontano, da prima che aprano bocca per sbagliare il mio nome, quando pensano ch’io sia lei.
Mi vengono incontro con la mano tesa e tutti i denti esposti in un gran sorriso.
-Complimenti senatrice, allora questo Governo?
-Mi spiace deluderla, ma sono la sorella!
Il necessario chiarimento è seguito da qualche vaga chiacchiera, anche per eliminare l’imbarazzo, poi ci salutiamo e io porto con me il messaggio, il saluto o il complimento da riferire.
Per alcune persone sono diventata un po’ onorevole anch’io: pur sapendo che non sono la Di Girolamo giusta, mi fanno il baciamano, mi sorridono e salutano, con un’enfasi che prima non avevano nei miei riguardi.
È tutto molto divertente.
Quello passato è stato per me l’anno del qui pro quo, ma anche l’anno del quo pro qui: ci è voluto un po’ perché tutti capissero quale delle due figlie di Tonino fosse diventata senatrice.
Il 5 marzo 2018, appena deposto il bicchiere del brindisi per l’elezione avvenuta, mi sono chiesta come sarebbero cambiate le cose da quel giorno e soprattutto che effetto mi avrebbe fatto leggere e sentir parlare di Gabriella in toni non sempre positivi.
Sapevo che sarebbe successo prima o poi: è normale che accada, quando si scende nel campo di battaglia, esposti costantemente al tiro incrociato.
Fuoco amico e fuoco nemico.
È tutto merito tuo, è tutta colpa tua.
Piove, governo ladro.
Ne soffro, perché è mia sorella e perché conosco quello che c’è dietro.
Dietro non ci sono solo riunioni, pressioni, trasferte, impegni, studi, incontri e scontri a tutte le ore del giorno.
Quello che c’è dietro, a dare un senso a tutto e a renderlo possibile, è il mondo degli affetti, composto dalle persone che aspettano la senatrice pentastellata a casa, sperando abbia il fine settimana libero, per poter stare un po’ con lei.
Le persone che ascoltano le sue dichiarazioni al telegiornale e i suoi interventi nell’aula del Senato, cercando di capire, oltre a quello che dice, anche come sta.
È difficile spiegare a chi mi chiede della mia onorevole sorella che, quando ci vediamo, non abbiamo tempo per parlare del Governo.
Abbiamo altre urgenze: dobbiamo aggiornarci sui rispettivi figli e sull’ultima ricetta collaudata di tiramisù.
Dobbiamo ricordare buffi aneddoti del passato.
Dobbiamo ridere e bere caffè.
Una cosa però le domando sempre: se è felice e se è stanca, ma non ho bisogno di risposte, perché le leggo entrambe sul suo viso.
E allora non le faccio la terza domanda: -Ma chi te l’ha fatto fare, sore’?
La osservo severamente, col distacco necessario per essere obiettiva e percepisco la stessa forza, la determinazione e la tenacia che aveva sin da bambina, quando, appena duenne, si arrampicava fino all’ultimo ripiano della libreria, per prendere la mia bambola “Babaluba”, senza aver paura di cadere o di incappare nella mia ira.
Mi fido ciecamente di lei e questo mi rende orgogliosa di entrambe.
La guardo mentre abbraccia un figlio, sistema il bucato, risponde a un paio di telefonate, saluta la vicina di casa dal balcone e mi chiede se voglio rimanere a cena.
La giornata volge al termine, le cose da fare vengono accantonate per qualche ora, domani sarà quel che sarà, questo è il momento di apprezzare quello che è.
Certo che rimango.
Resto per cena, per le chiacchiere e per il caffè.
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
Ne più ne meno lo stesso spaccato di vita famigliare di tante altre donne, mamme, compagne, sorelle e conoscenti, con altrettanti simili o più complessi problemi quotidiani.
Così come ne boccio l’utilizzo dello spazio e l’uso più politico che famigliare.
Non va bene… era meglio un articolo politico vero che ad uno falsato e rivestito da storie di famiglia.
Il senso di questo articolo?
gentili temp e sottotitoli, questo non è un articolo giornalistico, ma un blog ospitato da anni dalla nostra testata. raccoglie riflessioni e confidenze della vita quotidiana di chi lo scrive.
Non viene messo in discussione il blog ma l’uso che se ne fa e se ne è fatto come anche la ripubblicazione (anche se in versione web e stavolta integrale) ne è un chiaro segnale anche da parte della redazione… e questo proprio perchè il blog deve dare qualcosa di nuovo e non di già dato…
E’ un SI per “l’annuario”, ma un NO per “il quotidiano” per l’appunto ormai passato, datato e…. inflazionato.
Si ad uno spaccato di vita famigliare, ma in una realtà piccola come quella di Sulmona, dove tutti si conosco e si sa chi sono e di chi sono i figli e tutto quello che vuoi aggiungervi a cascata…. ma un nuovo (ma vecchio) e ripetuto martellamento con il refrain della sorella, a mio avviso non può che essere “ingombrante e oltraggioso” proprio per la sorella.
Escludo che vi sia ancora persona, animale o sasso che oggi non sappia chi è la sorella e chi è l’altra, ma a mio avviso già da prima e per le motivazioni già dette… mi si dirà che è un vecchio blog, ma appunto per questo, che senso ha darlo in pasto nuovamente ai lettori quanto ha già avuto sulla carta stampata la sua visibilità e notorietà?
E’ la mia opinione, non dico che possa essere infallibile… ma basta.. lasciata lavorare in pace… la sorella.
Il fatto he il reddito pro capite di Sulmona sia bassissimo, di tenore balcanico se non nordafricano, ha portato per lunga progressione di sofferenza nel tempo ad un graduale stato di follia della intera popolazione che è portata a favoleggiare come sia ambito importante e fortunato un ruolo da senatore che invece in zone ove il reddito pro capite è di media 100.000 euri (quindi dieci volte maggiore) un senatore od un calciatore vengono con semplice distacco trattati per quel poco che sono. In effetti a questa povera ragazza gli è uscito questo terno di questa grandiosa paga tutti i mesi, però gliela la danno per illusione sociale come il reddito di cittadinanza perché quello che sta facendo è inutile irrisorio e non serve effettivamente a nulla se non ad essere ingannevole sceneggiatura .