Parte dalla citazione di un passo di Esodo il dottor Luca Piergiuseppe Pupillo, per l’associazione Medici Cattolici, nel denunciare le condizioni in cui lavora l’unico dirigente medico del centro trasfusionale. “Sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro, ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio : tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te”.
E se nel decalogo, e soprattutto, se in quel periodo anche gli schiavi potevano riposare, agli associati una riflessione sorge spontanea perché “il giusto riposo rappresenta una parte fondamentale nell’equilibrio psico-fisico dell’individuo e fa parte delle funzioni vitali, e dalla quantità e qualità del riposo che ci concederemo, saremo più o meno esposti a malanni fisici e disagi psicologici”.
Cosa che non accade all’ospedale di Sulmona, una denuncia portata avanti più e più volte anche dai sindacati negli ultimi tempi: “Dispiace e ci risulta di difficile comprensione vedere, ormai da qualche mese, presso il centro trasfusionale di Sulmona soltanto un dirigente medico, coadiuvato temporaneamente da un collega prestato al servizio, e sapere che devono coprire, alternandosi, oltre al normale turno di lavoro ( raccolta del sangue da donatori volontari al mattino, screening per tutto il Presidio Ospedaliero etc..) i turni di reperibilità pomeridiana e notturna ( per le urgenze riguardanti la distribuzione del sangue, terapia salvavita nelle malattie emorragiche ), che venivano coperti precedentemente da un organico di tre dirigenti medici e da un dirigente biologo”.
Nell’esprimere la propria solidarietà a tutti i colleghi nelle stesse condizioni a Sulmona, i medici cattolici chiedono “in quale modo il datore di lavoro stia esercitando la tutela del giusto riposo e come intenda affrontare e risolvere le criticità esistenti, ritenendo di affermare e difendere un punto di equilibrio geografico e territoriale per la nostra Sanità con una programmazione che comporti un impegno costante nel tempo garantendo quantità, qualità, efficacia, efficienza”.
Una situazione lontana da quella raccontata nel corso di un convegno regionale su “La sanità che vogliamo”, in cui nel lontano 2013, l’attuale presidente della Regione Luciano D’Alfonso, disegnava contorni felici e a misura del cittadino. In effetti in quella occasione “si evidenziò, la mancata copertura, in essere già da alcuni anni, di più ‘posti apicali’ vacanti nel P.O. di Sulmona”. Un disegno inaccettabile per un presidio “di frontiera”, “posto a valle dell’Alto Sangro e dell’Alto Sagittario, situato nel territorio della Valle Peligna, zona a rischio sismico del massimo grado” e che, secondo i medici cattolici “andrebbe, al contrario, potenziato con personale adeguato e non depauperato per mancanza di ‘cosiddetti fondi regionali’, questa è la triste risposta che si riceve!”.
S.P.
Ne sarà al corrente il D. G. Rinaldo Tordera?
Sarà il caso di inviare la lettera anche a lui, così da non farsi dire che la colpa anche stavolta è dei medici fannulloni.