Snam, la strategia di Celotto

Non fa previsioni sulle possibilità di successo “perché è più facile indovinare chi vincerà lo scudetto”, ma l’avvocato Alfonso Celotto, incaricato dal Comune per il ricorso al Tar contro la centrale Snam, indica i tempi e la direzione dell’azione giudiziaria.
Lo ha fatto questa mattina prima in una commissione Ambiente aperta anche ai comitati cittadini e poi con i sindaci del comprensorio che il ricorso dovranno supportarlo ad adiuvandum.
Tre i cardini giuridici su cui si muoverà l’opposizione e cioè i vizi procedurali della conferenza dei servizi, la scadenza della valutazione d’impatto ambientale che ha durata quinquennale e che è stata rilasciata nel 2011 e l’obsolescenza dell’opera a fronte delle nuove politiche energetiche decise dall’Europa che guardano alle fonti sostenibili più che ai fossili.
Nel merito, invece, si batterà sul pericolo sismico, su quello della qualità dell’aria e sulla strategicità dell’opera.
“I tempi saranno brevi – ha detto Celotto – perché inutile negare che la questione è anche e soprattutto politica e bisogna mandare un messaggio chiaro al governo per far capire che noi siamo in trincea, che combatteremo e che, quindi, non è il caso di procedere con l’autorizzazione finale ora sui banchi del Mise”. Fermare insomma la penna prima della firma, perché l’autorizzazione finale comprometterebbe l’efficacia del ricorso. Per questo Celotto non chiederà la sospensiva della delibera del Consiglio dei ministri “perché non è immediatamente lesiva degli interessi”, ma terrà gli occhi aperti nel caso venisse firmata l’autorizzazione contro la quale, li si, ci sarebbero gli estremi per chiedere la sospensiva.
Intorno al tavolo i contributi in parte già acquisiti e in parte da acquisire dei comitati cittadini e dei tecnici, a partire dal geologo Francesco Aucone che, presente in aula, ha ribadito la sottovalutazione del rischio sismico fatto dalla Snam: “L’ho già detto in una conferenza i cui contenuti sono stati riportati da un articolo del Germe – ha spiegato il geologo – Sulmona ha una posizione sismica molto critica, tanto più che è stato individuato un movimento non solo distensivo delle faglie, ma anche compressivo con la Majella che spinge verso l’Adriatico. Questo vuol dire che la potenza di un eventuale terremoto porterebbe ad una deformazione del suolo che può arrivare ad oltre un metro e sono parametri a cui nessuna centrale resisterebbe”. La sua relazione e le controperizie sono state già inviate ai ministeri e alle regioni interessate dal metanodotto, sul quale ha analizzato in particolare i due tratti Sulmona-Foligno e Foligno-Sestimo: “Lo studio della Snam è stato superficiale – spiega Aucone – e per questo i risultati della valutazione d’impatto ambientale sono falsati”.
Celotto prende appunti: ogni elemento può essere utile alla causa e ancor più quelli di natura scientifica. Così entra nel dossier anche la valutazione dei rischi legali all’inversione termica fatta dai medici, gli studi sull’aumento dei costi sanitari dovuti all’inquinamento, quella già allo studio del fisico Piero Di Carlo (che ha inviato una lettera) e ancora il contributo delle associazioni ambientaliste da Legambiente ad Orsa pro Natura.
“Se serva possiamo fare anche un’altra raccolta di firme” aggiunge la sindaca Annamaria Casini, impegnata a riunire il fronte della protesta; anche se la cosa ai fini giuridici servirà a poco, ma almeno questo, dopo le dimissioni, le delibere di contrarietà dei Comuni e della Regione, i dinieghi ufficiali, è e sarà un ulteriore segnale politico. Che sotto elezioni potrebbe avere il suo peso.

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