Snam: bagarre in consiglio, comitati cacciati dall’Aula

Nella protesta soffocata dal presidente del consiglio comunale Katia Di Marzio con il ricorso alle forze dell’ordine contro i comitati No Snam cacciati dall’Aula (guarda il video -Snam la protesta in Aula- nella sezione “de visu”), c’è tutta la rabbia e il riassunto di una battaglia ormai agli sgoccioli. Una battaglia quasi persa, a cui la città cerca di opporre l’estrema barricata, pensando, come fa il consigliere Antonio Di Renzo, anche “alla resistenza fisica alle ruspe”, quelle che potrebbero arrivare a Case Pente già prima dell’estate.
Il consiglio comunale di Sulmona ci riprova, per la nona volta, a dire no con una delibera all’opera e lo fa in un’Aula orfana ancora del sindaco dimissionario e con un testo che di nuovo, rispetto ai precedenti, porta il contributo proprio dei comitati per l’ambiente che qualche settimana fa hanno ospitato a Sulmona il geologo Aucone per dire che Snam nel suo studio ha sottovalutato il rischio sismico.
Così ci sarà una commissione di tecnici, di geologi e ingegneri strutturali, a sostenere le ragioni del ricorso già commissionato all’avvocato Alfonso Celotto.
Per quello che questo appiglio può ancora rappresentare.
Ai comitati che non sono mai stati convocati in una commissione nonostante le richieste delle opposizioni, non viene data neanche la possibilità di parlare, di sfogare la loro rabbia, di dare il loro contributo, perché, dice la presidente Di Marzio, l’intervento doveva essere programmato prima (ma così, in realtà non è, perché il comma 9 dell’art 32 del regolamento dice che “Il presidente può autorizzare la presenza di qualsiasi altra persona la cui partecipazione sia ritenuta utile”).
E’ l’ultimo affronto ad un manipolo di cittadini che da anni è in trincea, di cui tutti lodano l’operato da dietro i banchi del consiglio, non senza anche vene patetiche, ma che in realtà in questi anni nessuno ha ascoltato fino in fondo, imbracciando insieme gli strumenti della lotta.
E loro, i comitati, lo gridano ora, a ragione, con quel senso di frustrazione che fa ancora più male.
Il testo della delibera, d’altronde, arriva alla fine al voto unanime, dopo una lunga mediazione tra i capigruppo, con il sindaco che avrebbe voluto una richiesta di ritiro di dimissioni nero su bianco. Una posizione che non può essere condivisa dall’opposizione, perché in fondo quelle dimissioni date d’impeto, senza consultare nessuno, neanche la sua maggioranza, sono pur sempre il segno di uno svarione politico di cui la sindaca dovrà render conto. Tanto più che la “gita romana” è stata una farsa, almeno quanto le promesse di palazzo Chigi di riconvocare i primi cittadini del territorio.
Alla scadenza dei venti giorni di vacatio, d’altronde, mancano pochi tramonti e il sindaco nel cul-de-sac cerca qualcuno che gli apra uno spiraglio per uscire da questa imbarazzante situazione. Avrebbe potuto farlo oggi, con la testa bassa, ma almeno a presenziare questo importante consiglio.
Alla fine ci prova il consigliere Angelo Amori a darle una scusa, un ordine del giorno che la maggioranza si vota da sola (e che rischia anche di non avere il numero legale) nel quale si chiede alla Casini di ritirare le dimissioni per sostenere la battaglia anti-Snam. Che poi è il motivo per il quale, senza risultati, si era dimessa.

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