Si fa presto a dire rosso

Si fa presto a dire zona rossa, fin troppo a dire il vero. All’indomani del pasticcio dell’ordinanza regionale, cambiata in corsa con l’esclusione di Pacentro a seguito delle proteste del sindaco Angelilli, la polemica e soprattutto le perplessità sulla decisione della Regione non si placano.

Non che cambi molto, a dire il vero, nella vita di tutti i giorni; perché se si esclude Campo di Giove (penalizzato più che altro dall’impossibilità di raggiungere le seconde case), la zona rossa nei cinque Comuni selezionati dalla Regione cambia poco e nulla in termini pratici.

Tutti e i cinque i paesi oggetto dell’ordinanza (Campo di Giove, Cansano, Roccacasale, Ateleta e Ortona dei Marsi) che entrerà in vigore dalla prossima mezzanotte e fino al 7 marzo, infatti, sono sotto i 5mila abitanti e questo, di fatto, consente ai residenti di muoversi liberamente nel raggio di 30 chilometri. Appare quindi abbastanza irrisoria la motivazione della “contiguità dei Comuni” (tra l’altro non tutti contigui tra loro) posta a base della decisione dell’ordinanza, così come irrisorio è il rischio di contagio che possono provocare, sempre secondo l’ordinanza, le attività commerciali, visto che, nei fatti, nessuno di questi Comuni passando dall’arancione al rosso cambierà i servizi che sono sostanzialmente solo essenziali: ovvero bar e ristoranti che continueranno a fare l’asporto, generi alimentari, farmacie e tabacchi che resteranno aperti perché erogatori di beni di prima necessità. La penalizzazione sarà di fatto solo per gli studenti residenti che dovranno essere messi in didattica a distanza, non gli insegnanti però. 

Nell’elenco delle contradizioni, poi, c’è soprattutto quella della tardività del provvedimento rispetto alla situazione epidemiologica reale, con i dati analizzati dal Comitato tecnico scientifico che di fatto sono vecchi e non aggiornati. Uno su tutti: a Roccacasale risultano positivi al Cts 2 delle 12 persone che in realtà non lo sono più: uno perché ha negativizzato il 20 febbraio scorso, l’altro perché è deceduto il 16 febbraio. Ad eccezione di Ateleta (dove i casi aumentano e dove lo stesso sindaco ha chiesto la zona rossa), per il resto i dati presi a riferimento dal Cts sono tutti vecchi, risalenti a giorni e settimane fa: “Aveva un senso farci diventare zona rossa due settimane fa – spiegano in coro i sindaci – piuttosto che ora, con i positivi, perlopiù tutti appartenenti a nuclei familiari definiti, che sono diminuiti e in isolamento da almeno due settimane”.

Questa mattina diversi sindaci (Pace a Roccacasale, Di Mascio a Campo di Giove, Eramo a Ortona dei Marsi – quello di Cansano Malvestuto lo farà dopo l’esito dei tamponi previsti tra domani e dopodomani) hanno scritto al presidente Marsilio di rivedere la decisione e di attenersi ai dati epidemiologici reali.

Che per il solo fatto di non essere aggiornati, fa tremare le vene dei polsi.

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