Non ci sono posti negli Sprar (servizio protezione richiedenti asilo e rifugiati) e i migranti che hanno ottenuto l’asilo politico o una protezione sussidiaria, saranno costretti a lasciare i centri di accoglienza. Sono una decina i casi che coinvolgono Sulmona, una decina di migranti che tra dieci giorni non avranno più un tetto e da mangiare. Nuovi homeless della città.
Le lettere della prefettura sono state recapitate in parte tra ieri e oggi e in parte saranno notificate nei prossimi giorni, agli stessi migranti e ai responsabili dei due centri di accoglienza di Sulmona, quello della Casa Santa (dove sono quattro i rifugiati prossimi allo sfratto, due dei quali già avvisati) e quello dell’ex Europa Park Hotel dove saranno accompagnati alla porta sei o sette ospiti.
“Le comunico pertanto (vista cioè la mancanza di riscontri per assenza di posti negli Sprar, ndr) che dovrà lasciare la struttura che attualmente la ospita – scrive la prefettura ai rifugiati – entro dieci giorni dalla presente comunicazione non avendo più diritto ad usufruire ulteriormente delle misure di accoglienza”.
Un epilogo inevitabile per un sistema di accoglienza che soffre degli enormi flussi migratori, ma anche del sostanziale disinteresse dei Comuni che hanno fatto orecchie da mercante quando le prefetture hanno cercato disponibilità per l’apertura degli Sprar. Qui, infatti, i migranti che hanno ottenuto un permesso di soggiorno dovrebbero essere trasferiti per almeno sei mesi per essere avviati al lavoro. Senza Sprar il risultato è che una buona parte dei rifugiati, la prefettura ne conta tra il 93 e il 95%, saranno abbandonati a se stessi. Semplicemente cacciati dai posti che li ospitano, molti senza alcuna prospettiva.
“E’ inaccettabile – commenta Mariagrazia Commito della Uil, che per un anno ha seguito il percorso formativo di molti di loro – la prefettura non ha comunicato dove e quando sono state avanzate le richieste di accoglienza agli Sprar e quali sono i criteri per decidere che alcuni possono e altri no. La cosa più grave, però, è che molti di questi ragazzi che fino ad oggi hanno seguito percorsi di inserimento, non avranno tra qualche giorno più un riferimento, diventando dei senza tetto e senza lavoro: un problema anche e soprattutto sociale per una comunità piccola come la nostra”.
Delle dieci persone prossime a diventare senza tetto, infatti, sembra che solo un paio abbiano già un lavoro e che stanno quindi cercando casa, per gli altri non si sa cosa accadrà.
Disinteresse e incapacità di governare un fenomeno che pure ha degli strumenti per essere affrontato!Mi viene in mente un progetto di integrazione e formazione europeo dal nome Citizen of right.Interamente finanziaro dall’Europa!Diciamola tutto che spesso per mantenere una certa quota di elettorato si fa prima a dire di no a tutto!Allora si pensi a formare prima noi alla accoglienza e poi a tutto il resto.