Caro Francesco ( https://www.ilgerme.it/la-donna-che-non-sono-io/ ), mi scusi se le rispondo con grande ritardo, ma ho preferito farlo a bocce ferme, fuoco spento e buoi rientrati nella stalla.
Non so se siano stati un avvenimento o una donna in particolare della sua vita a scatenare il pensiero cupo che ha verso il mondo femminile, ma credo farebbe meglio a inquadrare il problema e risolverlo, perché la rabbia che traspare da ciò che scrive, è probabilmente deleteria più per lei che per i suoi bersagli.
Quando ho ricevuto la notifica del suo primo commento, stavo preparando la cena. Avevo un gran mal di testa, ero stanca, in ritardo sulla tabella di marcia e pure affamata. Ho sbirciato le prime righe, ho ricordato di aver già visto qualcosa di simile fra i commenti di questa testata e ho continuato a occuparmi di cose più importanti.
Il giorno dopo, in un momento di tranquillità, ho letto le sue esternazioni ad alta voce davanti ai miei figli, o meglio, ho tentato di leggerle, perché dopo avere ascoltato il secondo commento, mi hanno pregato di smettere.
Ho chiesto loro se fosse il caso di intervenire nella discussione e sa cosa mi hanno risposto?
-Gli haters vanno sempre ignorati.
Haters=odiatori
Io non credo che lei mi odi, non me in particolare almeno. Sono stata il pretesto per esprimere ancora una volta la sua bassa opinione sulle donne. In fondo ha semplicemente affermato che non sono giovane, bella e famosa come Eva Riccobono e che scrivo cose puerili, semplici e femminili. Come potrei contraddirla?
Mi permetto solo di specificare che qualche passaggio del mio pezzo, seppur tanto semplice e puerile, non l’ha proprio capito, ma non importa: sicuramente sono stata io a non essermi spiegata bene.
Voglio confidarle una cosa: quel giorno io ho sorriso nel leggerla, soprattutto per la reazione buffa che hanno avuto i miei figli. Ho trovato in qualche modo divertente avere una persona che scrive sotto un mio pezzo dei deliri tanto bizzarri. Però quella sera, nonostante il gran daffare, stavo bene: era una di quelle giornate in cui il bicchiere era riempito alla perfezione, né troppo pieno né troppo vuoto.
Come avrei reagito alle sue parole, se fossero state scritte dieci giorni prima, in una settimana che mi ha messo duramente alla prova e che ho superato con grande fatica?
Mi avrebbero fatto male. Mi avrebbero fatto del male.
Per questo la ringrazio: per merito del suo attacco ho avuto l’opportunità di riflettere ancora una volta su quanto sia importante essere forti e saldi sulle proprie gambe, per non rischiare di essere divorati da lucertole credendole coccodrilli o di annegare in pozzanghere che sembrano oceani.
Neanche immagina quante volte, soprattutto negli ultimi mesi, io abbia pensato di scrivere un pezzo per dare l’addio a questo blog, riponendolo fra i ricordi più importanti della mia vita e sa perché? Perché mi rendo conto di scrivere cose puerili, semplici e femminili, non volendo né sapendo scrivere altro.
Per fortuna il mondo è un luogo talmente bello e grande, da avere un posto per tutti. Anche per quelle come me e quelli come lei.
Ma, a differenza sua, io cerco di non fare del male a nessuno, mettendomi costantemente in gioco, con tanto di faccia e firma.
Scrivo tanto, ma le assicuro che cancello di più, soprattutto quando temo di dar fastidio a qualcuno o di poter essere fraintesa.
Ho sbagliato a ridere nel leggerla. Le sue teorie strampalate e maschiliste avrebbero dovuto farmi arrabbiare, non ridere. E sbagliano i miei figli, quando affermano che gli haters vanno ignorati, perché quel giorno io ero serena e solo per questo lei non è riuscito a farmi del male.
Gli odiatori vanno fermati e pure aiutati a uscire dal circolo vizioso del cupo che hanno dentro, prima che qualcuno faccia o si faccia del male. Per questo la invito, caro Francesco, a prestare più attenzione a quello che scrive, come lo scrive e dove lo scrive.
I governi degli Stati membri del Consiglio d’Europa, il 27 marzo 2019, si sono presi l’impegno di porre fine al sessismo, adottando il primo testo legale per combattere questa piaga e dandone per la prima volta una definizione condivisa:
È da ritenersi sessista “Qualsiasi atto, gesto, rappresentazione visuale, parola scritta o orale, pratica, comportamento che abbia luogo nella sfera privata o pubblica, che si basi sull’idea che una persona o gruppo sia inferiore a causa del suo sesso.”
Gli Stati membri, inoltre, affermano che i commenti e gli scherzi sessisti di ogni giorno sono lontani dall’essere innocui e creano un terreno fertile per altri gesti, che possono arrivare all’abuso e la violenza sessuale.
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
WARNING – il commento è stato rimosso e l’utente bannato per i reiterati commenti a sfondo sessista e offensivo. La redazione si riserva di adire le vie legali per tutelare l’immagine sua e dei suoi collaboratori
Redazione, metta fine a questo schifo!!!
Una volta per sempre!!!
Non avevo letto l’articolo, “La donna che non sono io”, a volte mi assento per ricaricarmi.
Cara Raffaella Lei nel suo articolo non solo si è spiegata molto bene ma invita alla riflessione chi legge, è come guardarsi in uno specchio. Anche da uomo in alcuni passaggi.
Bisogna essere forti, come possono far male le parole di un individuo che esprime “perplessità teratologiche” nel 2020? Personalmente potrei non essere d’accordo con Lei su alcune sue posizioni politiche, ma questa si chiama ancora “ δημοκρατία”.
Nella mia vita ho conosciuto e amato molte donne, le ho lasciate e sono stato lasciato e le ringrazio tutte, ma ve lo riconosco: avete sempre vinto Voi.
Auguri a tutte le donne per tutte quelle volte in cui qualcuno vi ha fatto sentire “meno”, siete più… dolci, più amorevoli, più sensibili, più forti. E più capaci.