Come mai, a Pasqua, non siamo tutti più buoni come a Natale? Perché, a Pasqua, non puoi fare quello che non puoi fare mai?
Me lo chiedevo giovedì scorso, durante una passeggiata serale, illuminata dalla bella iniziativa “Lamp on – Simone illumina la città”. ( Lamp-on )
Nessuna delle persone che ho incontrato quella sera mi è sembrata più buona del solito. Eravamo sempre noi, identici nel tempo, ma immersi in un’atmosfera diversa. C’era voglia di incontrarsi, come accade sempre nei ritorni tipici delle feste, di ritrovarsi e di ricordarsi quanto sia bello tutto ciò che ci circonda. Quasi tutto.
Sono sempre più convinta che il rispetto più grande da portare a chi non c’è più, si concretizzi nel vivere al meglio la nostra vita. È un testimone che ci viene passato, con il compito di continuare a correre la gara, anche per chi non può più farlo.
I monumenti illuminati, oltre a rendere omaggio a Simone e alla sua passione, ci hanno dimostrato come basti guardare la cose sotto una luce nuova, per trovarle più belle, liberate dal velo cupo che a volte dà la quotidianità. Diverse.
Quella proiettata sul complesso della Santissima Annunziata è stata l’installazione luminosa che più mi ha stupito. Sembrava un’enorme crostata rustica, con le strisce di pasta sfoglia sul ripieno. Che meraviglia!
Un po’ come quando mia figlia si prepara per il sabato sera e stento a riconoscerla.
È lei, ma diversa. È bellissima, ma so che mi sembrerà ancora più bella, quando sarà di nuovo struccata e in pigiama.
“Lamp-on” ha contribuito ad aumentare quel sentimento tutto sulmonese, che nel periodo pasquale ci rende tanto orgogliosi della nostra città vestita a festa, pronta a regalarci un venerdì Santo e una domenica di Resurrezione di intensità emotiva ineguagliabile.
In questi giorni è come se una cappa invisibile aleggi sulla città e ci avvolga tutti, tenendoci stretti e uniti in un sentimento positivo, che purtroppo esterniamo l’un l’altro solo in un sentito, ma poco utile: “Buona Pasqua a te e famiglia!”.
Quest’anno abbiamo iniziato un giorno prima con il pathos emozionale, partendo dal giovedì dei Sepolcri illuminato da Simone.
A Pasqua non siamo tutti più buoni come a Natale, però c’è quell’alternanza di emozioni, quel passaggio quasi brusco dalla mestizia quaresimale all’esultanza del giorno di festa, che alla Natività manca.
La Pasqua zompetta allegramente nel calendario, ora bassa e ora alta, trovandoci sempre pronti, col vestito leggero e le scarpe primaverili, che sia marzo o aprile, che faccia caldo o freddo, non importa.
A differenza del Natale, a Pasqua non rischiamo di perdere il senno e il portafoglio scegliendo regali per parenti e amici: ce la caviamo con delle uova di cioccolato, con le quali non si può mai sbagliare.
La Pasqua, da noi, non scocca alla mezzanotte del sabato Santo, ma a mezzogiorno e mezzo della domenica mattina, quando la Madonna scappa, correndo verso Gesù Risorto.
Tratteniamo tutti il respiro in quel momento tutto sulmonese, in cui affolliamo la piazza centrale, pronta a fare da palcoscenico alla corsa più emozionante dell’anno, fra noccioline americane, palloncini cinesi e blocchi antiterrorismo di cemento.
Se il manto cadrà perfettamente, sincronizzato con il volo delle colombe, e la statua della Madonna percorrerà il suo tragitto senza intoppi, avremo bisogno di abbracciare il nostro vicino di posto, per sciogliere tutta la tensione folkloristica-scaramantica-religiosa ed esprimere la nostra gioia, con l’ennesimo, gradevole, ma inutile: “Buona Pasqua a te e famiglia”.
Quando la manifestazione riesce perfettamente, l’auspicio per l’anno contadino è positivo: il raccolto andrà bene, tutti tiriamo un sospiro di sollievo, anche se non possediamo un orto, e andiamo a casa a mangiare le lasagne.
Dietro questi giorni emozionanti, c’è il lavoro certosino e volontario di tante persone che, ogni anno, fra difficoltà sempre nuove, riescono a creare le atmosfere suggestive a noi tanto care, che richiamano turisti da ogni dove e ci fanno essere fieri della nostra città, che è sempre lei, identica nel tempo, ma diversa.
Come una figlia pronta per il sabato sera, che ci chiede “Come sto?”, mentre esce di casa sorridendo felice.
Noi dimentichiamo per un attimo il suo caratteraccio e tutti i problemi che ci dà e, con occhi fieri e commossi, riusciamo a stento a risponderle: “Sei bellissima”.
Buona Pasqua Sulmona.
Sei bellissima.
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
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