“Noi siamo pronti”: il sindaco di Pratola Peligna, Antonella Di Nino, non riesce a nascondere, nonostante il pudore, l’orgoglio e la soddisfazione, perché al di là degli aspetti “tecnici”, la richiesta avviata da un gruppo di cittadini della frazione di Bagnaturo per far passare l’intera frazione sotto la giurisdizione di Pratola, è un riconoscimento politico innanzitutto. Ad un paese, il suo, che evidentemente funziona meglio della “sorella maggiore” Sulmona con la quale, specie nell’ultimo anno e mezzo, i rapporti non sono stati proprio idilliaci.
Fermo restando che la questione non è solo politica, perché i sindaci passano e cambiano, ma la comunità resta sempre quella, con i suoi problemi e i suoi disagi nel dover vivere, l’uno di fronte all’altro, come separati in casa.
Bagnaturo di Pratola e Bagnaturo di Sulmona, una frazione divisa tra due Comuni, dove la differenza la fa un lato della strada piuttosto che l’altro.
“E’ una questione seria – spiega il sindaco di Pratola – una situazione che tanto normale non è. Perché poi nella vita di tutti i giorni e nell’amministrazione dello stesso fazzoletto di terra, ci si trova davanti a dei paradossi”.
Come quello della disinfestazione, giusto per fare un esempio pratico: “Questa estate noi abbiamo fatto quattro passaggi di disinfestazione nella nostra parte di frazione di Bagnaturo – continua la Di Nino – nella porzione di competenza di Sulmona, invece, il servizio non è passato, vanificando di fatto quello che avevamo previsto noi”. Perché poi mosche, zanzare e topi, non è che hanno il passaporto.
Oppure per la gestione del cimitero, dove con i loculi finiti (ma in costruzione) bisogna trovare un posto a tutti nell’aldilà e al di là di chi abbia emesso la carta di identità, anche se come da regolamento la precedenza ce l’hanno quelli di Pratola, perché è sul territorio di Pratola che si trova il camposanto. “Abbiamo necessità di ampliare il cimitero di Bagnaturo – spiega il sindaco di Pratola – dove abbiamo investito risorse e dobbiamo verificare se sul nostro territorio c’è abbastanza spazio”.
E poi ancora la raccolta differenziata fino a gennaio scorso un vero caos (perché Pratola aveva il porta a porta e Sulmona non ancora), l’illuminazione, la pulizia, lo spazzamento della neve e via discorrendo fino alla questione spinosa della scuola da cui è nata la voglia di secessione: “Voglio ricordare che i cittadini di Bagnaturo di Pratola pagano i servizi scolastici a tariffa massima – aggiunge la Di Nino – perché per la mensa, che non c’è ancora, così come per il resto, sono considerati non residenti, pur appartenendo alla stessa comunità o abitando l’uno di fronte all’altro”.
Dove porterà la raccolta di firme si vedrà, anche perché dopo la richiesta alla Regione si dovrebbe indire un referendum al quale, tuttavia, non è chiaro chi avrà diritto al voto: se i sulmonesi tutti, o anche i pratolani, o ancora solo quelli della frazione che però non è che abbiano una identità giuridica.
Forse sulla “striscia di Gaza” di noantri, basterebbe un po’ di buon senso: qualche accordo tra i due Comuni e servizi minimi garantiti, per evitare una secessione.
O forse sarebbe bastato che chi siede dal lato del consiglio di maggioranza, e che fino a pochi mesi fa si batteva con ardore per la questione frazioni, incluso caso scuole, avesse avuto un sussulto d’orgoglio non firmando il piano triennale delle opere pubbliche.
Ma ormai si è capito che lì ci sono solo comparse e non attori promettenti.
Ma secessione di che? Ma se questi minuscoli enti di patetica provenienza medievale debbono essere spazzati tutti via per la ricostituzione di entità amministrative di ampiezza più conforme alla modernità dei tempi che offrano più adeguati servizi e con minori e meno clientelari spese. Ma evidentemente non si capisce che lo sbandamento ed il degrado dello Stato in ogni suo superato aspetto si evince esteticamente anche dal fatto che Roberto Cavalli non farebbe sfilare a Parigi, anzi di girerebbe di schiena se solo incontra le amministratrici della Valle Peligna,di una gamma somigliante tra di loro anche se di diverse idee politiche. Dalla Amministrazione Pubblica, ad iniziare dal Quirinale, eccetto i bisognosi e gli emarginati, gli altri sono scappati tutti.