La terribile vicenda di Desirè Mariottini, morta per un mix di droghe e violentata a San Lorenzo a Roma, ha riacceso drammaticamente le luci sul rapporto dei giovani con le droghe. Per prevenire il fenomeno il ministero degli Interni attraverso la direttiva Scuole sicure, ha stanziato ad inizio anno scolasto 2,5 milioni di euro per finanziare negli istituti scolastici i controlli antidroga attraverso: cani, telecamere e forze dell’ordine davanti e dentro le scuole.
In una zona sismica come il nostro comprensorio di sicurezza delle scuole ce ne sarebbe bisogno a iosa, quantomeno per l’adeguamento sismico di edifici non sempre messi benissimo. Ad ogni modo la sicurezza non è solo quella degli edifici scolastici, ma anche quella negli edifici scolastici come fa notare la preside del Polo Umanistico Caterina Fantauzzi che in seguito alla prima visita dell’unità cinofila per un controllo antidroga nella sede del Liceo Vico, scrive: “Spesso si parla di sicurezza nelle Scuole ma questa non si può ridurre soltanto ad una verifica delle strutture perché il pericolo corre attraverso tanti canali. L’esito del controllo è stato negativo ma sappiamo bene che il rischio è concreto e riguarda tutto il territorio. L’impegno della nostra Scuola è orientato alla prevenzione di ogni forma di dipendenza, per favorire adeguati stili di vita e far sì che i giovani crescano liberi”.
Il dibattito sui giovani e la droga in Italia è da anni vittima di una retorica che vuole criminalizzare e reprimere il consumo e che viene apertamente contestata dagli operatori del settore. Il consumo di droghe fra gli adolescenti infatti, è rimasto stabile negli ultimi dieci anni: il 25,3 per cento degli studenti ha fumato cannabis almeno una volta nell’ultimo anno, l’11 per cento ha fatto uso di cannabinoidi sintetici (la cosiddetta Spice), il 3,5 per cento di nuove sostanze psicoattive (per esempio la ketamina), il 2,2 per cento di cocaina, l’1,1 di eroina. Quello che è aumentato invece – ed è questo il dato preoccupante – è il numero di minori di 18 anni in cura per problemi di tossicodipendenza che nel quinquennio tra il 2013 e il 2018 è praticamente raddoppiato, mentre attraverso i controlli antidroga nelle scuole, chi viene pizzicato ha quasi sempre cannabis o hashish.
Infatti, la denuncia che viene dagli operatori del settore è che dei molti soldi spesi per affrontare il problema droghe, la maggior parte vengono utilizzati per reprimere il fenomeno e solo una minima parte finisce in progetti di prevenzione ed educazione dei quali invece ci sarebbe un infinito bisogno in un Paese come il nostro, dove la distinzione fra droghe – pesanti, leggere – è stata per anni volontariamente ignorata dalla politica. Così si sono create delle storture micidiali che hanno permesso ad esempio il ritorno dell’eroina ed hanno incentivato la diffusione della cocaina a livelli preoccupanti.
Persino l’Onu, nel 2011 con un report della Commissione globale per le politiche sulle droghe ha dichiarato il fallimento dell’approccio repressivo: “La guerra globale alla droga è fallita, con conseguenze devastanti per gli individui e le società di tutto il mondo. Le immense risorse dirette alla criminalizzazione e alle misure repressive su produttori, trafficanti e consumatori di droghe illegali hanno chiaramente fallito nella riduzione dell’offerta e del consumo. Le apparenti vittorie dell’eliminazione di una fonte o di una organizzazione vengono negate, quasi istantaneamente, con l’emergere di altre fonti e trafficanti. Gli sforzi repressivi diretti sui consumatori impediscono misure di sanità pubblica volte alla riduzione di hiv/aids, overdosi mortali e altre conseguenze dannose dell’uso della droga. Invece di investire in strategie più convenienti e basate sul evidenza per la riduzione della domanda e dei danni le spese pubbliche vanno nelle inutili strategie della riduzione dell’offerta e della incarcerazione”.
Il report dell’Onu infine, contiene anche alcuni suggerimenti interessanti rivolti ai governi dei vari Paesi: “Terminare con la criminalizzazione, l’emarginazione e la stigmatizzazione delle persone che fanno uso di droghe, ma che non fanno alcun male agli altri. Incoraggiare i governi a sperimentare modelli di regolamentazione giuridica della droga per minare il potere del crimine organizzato e salvaguardare la salute e la sicurezza dei loro cittadini”.
Savino Monterisi
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