Il contratto non è stato ancora firmato, perché prima di mettere nero su bianco l’affitto del capannone del confettificio Ovidio per ospitare una parte degli alunni della Lombardo-Radice, bisognerà superare lo scoglio della destinazione d’uso. Il Comune, dice, di aver fatto già richiesta all’Arap (che però ha solo un ruolo di controllo) e alla Provincia per ottenere una deroga urbanistica di almeno tre anni, “meglio stare larghi” dice dalla spiaggia l’assessore ai Lavori Pubblici Salvatore Zavarella, che però rassicura dicendosi fiducioso e che comunque avrebbe già pronto un piano B. Nel caso l’operazione “confetto” non vada in porto, infatti, si sta pensando a riaprire il piano superiore della Lola Di Stefano (che dal 2016 ad oggi però è stata un rischio sismico), trasferendo qui le materne che si trovano oggi alla palazzina verde del Contratto di quartiere, dove dovrebbero quindi essere trasferite le sei classi della Lombardo-Radice.
C’è poi la questione dei tempi (manca meno di un mese alla riapertura delle scuole e poco più al rientro degli studenti) e dei lavori: un primo preventivo per tirare su le pareti nel capannone del nucleo industriale ammonta a poco più di 20mila euro, soldi che dovrà anticipare la proprietà con la prospettiva di recuperare sul canone di affitto. Durata del contratto prevista: dieci mesi, da settembre a giugno compreso. Poi si vedrà.
C’è chi però teme che, dopo il lungo silenzio, l’amministrazione possa risolvere il problema delle scuole ricorrendo ancora una volta ai Musp (senza autorizzazione sismica) o ai doppi turni: l’associazione “Con Sulmona”, quella composta di ex amministratori, ha infatti scritto alla sindaca e all’assessore chiedendo spiegazioni e ponendo interrogativi.
“Ci chiediamo come è possibile che si sia pensato di portare gli alunni in capannoni del nucleo industriale – scrive il presidente Gaetano Pagone -. Chi ha comunicato tale possibilità si è posto qualche interrogativo? Ad esempio ha pensato a come rendere consona la destinazione d’uso? Agli indici di vulnerabilità sismica ed alla classe d’uso? Al rispetto delle norme sanitarie (rapporto di illuminazione, aereazione, servizi igienici, sicurezza, impiantistica elettrica, termica) ecc. ecc.? Ed a questo proposito si è reso conto che questi requisiti probabilmente non c’erano? Ha pensato quindi a cosa fare per superare queste problematiche sia sul piano economico, autorizzativo e realizzativo nei tempi avuti a disposizione sin dall’epoca degli annunci?”.
Che poi il problema della Lombardo-Radice è solo uno, quello più urgente, perché a parte le Capograssi i cui lavori sono pressoché ultimati, gli altri cantieri, ricorda Con Sulmona, sono tutti in alto mare: dalle Masciangioli, all’Itcg, al liceo classico, fino alle Serafini e la Lola Di Stefano che, con i lavori appaltati, potrebbero “esporre l’amministrazione a prevedibili riserve economiche che vedranno soccombente il Comune. Non vorremmo che in questa malaugurata ipotesi che potrebbe mettere a rischio financo i relativi finanziamenti si stia pensando, per far fronte alle norme di distanziamento sociale, all’utilizzo di queste scuole ed alla revoca delle ordinanze che avevano vietato, in detti immobili, l’utilizzazione delle aule dell’ultimo piano”. Appunto.
Quindi qua è possibile fare il cambio di destinazione d’uso, in altri edifici per vendere elettrodomestici mille problemi. Non capirò mai questo modus operandi.
Non ci sono più parole per descrivere “la situazione scuole” a Sulmona.
😔