Scuola e omofobia, gli insegnanti difendono la dirigente. L’Arcigay: “Non è una ragazzata”

Gli insegnanti del liceo Vico fanno quadrato intorno alla preside Caterina Fantauzzi: “Nessuna forma di discriminazione c’è stata mai nel nostro istituto – dicono – Il focus della discussione si è inspiegabilmente spostato sulla stigmatizzazione di un certo modus vivendi che non appartiene a nessun docente di questo Istituto per scelta etica convinta e condivisa”. Quello della dirigente, che ha convocato il diciottenne oggetto di atti di bullismo di tipo omofobo, redarguendolo, secondo il ragazzo e il Collettivo studentesco, per le sue scelte di vita, è stato un “dialogo tenutosi in presidenza alla presenza di un docente della scuola testimone dell’accaduto – ribadiscono gli insegnanti -, e che ha avuto come oggetto la pericolosità dei social che rappresentano una vetrina di immagini e di informazioni a cui chiunque può accedere”.
Insomma, come già sostenuto dalla Fantauzzi, nessuno mai ha pronunciato quelle parole orrende, quelle sentenze omofobe che sarebbero imperdonabili sulla bocca di un educatore.
“Fenomeno da baraccone”, “cosa faresti se avessi un figlio come te”, secondo il racconto del ragazzo.
“La nostra scuola ha sempre svolto attività di prevenzione volta a mettere in guardia i ragazzi dall’uso indiscriminato dei mezzi comunicazione anche attraverso incontri programmati con le forze dell’ordine – continuano i docenti del Vico -. Era con questo spirito e in quest’ottica che la dirigente, secondo quanto riportato dalla docente presente alla conversazione, ha invitato l’alunno a riflettere sull’uso che potrebbe scaturire da parte di terzi, delle foto e delle immagini da lui postate”.
Un ragazzo estroso che ama vestirsi e truccarsi da donna, che in quel corpo da uomo probabilmente non ci si ritrova e che non ha paura di gridarlo al mondo. Con tutto quello che questo può comportare, in una società in cui “è continua e costante la presenza di bullismo nelle scuole – denuncia l’Arcigay Chieti e L’Aquila -, increscioso e spiacevole atteggiamento nei confronti delle minoranze, spesso sottovalutato e considerato come una ragazzata, come fase inevitabile per la quale si deve transitare alla stregua di un rito di iniziazione”.
Il dibattito è aperto, e brucia. Anche se la stessa Arcigay plaude ai provvedimenti immediati presi dalla dirigente nei confronti di quei tre bulli che hanno insultato il loro compagno, sospesi per due giorni a mo’ di monito per chi non rispetta la diversità.
“Non sappiamo se i fatti si siano svolti come riferito, o se si tratti di uno spiacevole equivoco; gli organi preposti speriamo chiariranno la dinamica dei fatti – continua l’Arcigay -. Siamo solidali con il ragazzo che è stato bullizzato e nello stesso tempo ci rallegriamo che siano stati presi provvedimenti; ci domandiamo, infine, quali azioni di prevenzione e conoscenza del fenomeno vengono posti in essere nell’istituto e se ci sono strumenti di controllo e verifica o se ci si basa sulle denunce puntuali che eventualmente giungono alla dirigenza (quando queste giungono perché la vittima trova il coraggio di ribellarsi)”.
Al silenzio, questa volta, gli studenti non si sono piegati, al di là di quanto c’è ancora da chiarire su quanto accaduto in presidenza: resta comunque quell’atto di bullismo di giovanissimi nei confronti di un loro compagno di scuola, un gesto contro il quale il Collettivo ha indetto per mercoledì prossimo il raynbow day.

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