Passa spesso il maestro Francesco in corsia, deve controllare che i suoi bambini facciano i compiti assegnati, non per dar loro un brutto voto, assolutamente, bensì per coinvolgerli in attività diverse, dedicate a chi passa giorni e giorni nel reparto di pediatria. E di questi tempi c’è un bel da fare. I virus che ricorrono sono particolarmente forti e hanno messo ko anche bambini e ragazzi peligni con parecchi ricoveri.
Nel SS. Annunziata, come in tutti gli altri ospedali, esiste anche questa realtà: una scuola pubblica con tanto di maestro di ruolo, 22 ore settimanali dal lunedì al venerdì, con orario pomeridiano il martedì ed il giovedì. Non cambia niente, la scuola è presente anche nei momenti più difficili della vita di un bambino o di un adolescente, perché l’età pediatrica è 0-14 anni, ma non è escluso che arrivino anche ragazzi più grandi.
“Solitamente dovrei contattare le rispettive scuole dei ragazzi per capire su cosa stanno lavorando- spiega il maestro- più spesso sono i genitori a dirmi a che punto sono e i bambini stessi a chiedere di fare la loro materia preferita”. L’atmosfera della scuola di pediatria è un pochino strana perché strane sono le condizioni, ma senza dubbio rappresenta un presidio di fondamentale importanza, soprattutto quando dietro la cattedra ci sono insegnanti di una spiccata sensibilità, che è fondamentale in questi casi, necessaria a reggere anche le particolari condizioni psicologiche degli assistiti. La stanza è piccola, ma accogliente, colorata, con un computer, una stampante, libri e materiale vario, non manca niente compreso un banco per far sedere gli “alunni” in quella che nei fatti è una pluriclasse e i disegni dei più piccoli appesi al muro.
“Possono stare insieme solo quelli che hanno lo stesso virus- prosegue il maestro Francesco-, mai quelli che lo hanno diverso perché si rischia di entrare con una malattia ed uscirne con un’altra. Ogni mattina, comunque, mi raccordo con i medici per organizzare il lavoro scolastico” che è sempre una proposta mai un obbligo per i ragazzi che di buon grado, invece, si rendono disponibili alle attenzioni del maestro.
Passa spesso il maestro Francesco in corsia, lascia e ritira fogli, controlla con fare bonario i compiti. C’è chi preferisce italiano, storia, addirittura matematica, il repertorio è ampio e considera le diverse esigenze. Dopo 20 anni di ruolo nella scuola “classica” il maestro Francesco ha chiesto di insegnare in ospedale, lì dove sono ricoverati i piccoli della Valle Peligna, sono 11 anni che c’è, prima erano in due, poi il pensionamento della collega e nessuno a sostituirla. Esiste anche questa realtà in quel punto nascita che le scelte politiche stanno lentamente penalizzando.
Simona Pace
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