Un catena rossa e un lucchetto intorno al cancello e oltre erba incolta e nessuna impalcatura. Il cantiere della scuola Masciangioli non c’è; non c’è ancora, nonostante le promesse e gli annunci dell’amministrazione comunale che aveva assicurato, l’ultima volta, ma solo in ordine di tempo, ad aprile, l’inizio dei lavori per metà luglio.
E invece l’appalto da tre milioni di euro per mettere in sicurezza l’edificio, chiuso da un anno dopo che sono stati resi noti i suoi bassissimi indici di vulnerabilità, non è ancora partito, né partirà a breve.
Un altro intoppo è spuntato nella disastrosa gestione burocratica di questo, come di tutti i progetti di Scuole in sicurezza: dopo l’errore di calcolo per l’affidamento dell’incarico alla verifica del progetto, è arrivato quello per l’individuazione del direttore dei lavori. Il metodo dell’estrazione a sorte, così come pensato, ha suscitato le reazioni dei professionisti e il Comune ha deciso di ripetere la procedura.
“Questo ennesimo imprevisto farà slittare i tempi per l’apertura del cantiere – ammette l’assessore ai Lavori Pubblici, Mario Sinibaldi – ma contiamo comunque di far partire le ruspe per i primi di settembre, stiamo preparando tutta la fase preliminare per procedere celermente”. Per settembre si dovrà rifare l’affidamento della direzione lavori, ottenere l’autorizzazione sismica del Genio civile, fare una delibera di giunta e poi finalmente “rompere” quel lucchetto.
Il contratto di appalto firmato a dicembre scorso, con un progetto esecutivo fatto, una procedura rientrata per un pelo con il vecchio codice degli appalti, non ha avuto ancora seguito. E la Masciangioli è tra le scuole quella burocraticamente più avanti, eppure ferma, con i soldi in cassa, da almeno due anni e mezzo.
Ed è, sarà, di nuovo corsa contro il tempo, perché nei Musp, la cui procedura di affidamento si è finalmente definita con l’assegnazione ad una ditta di Pavia, gli studenti della scuola elementare di via Mazzini e quelli dell’annessa materna Collodi, non potranno stare più di dieci mesi. Questo prevede l’accordo con Fossa e i soldi in cassa (200mila euro a copertura). Calcolando che i lavori per l’adeguamento sismico dureranno per contratto sei mesi, al netto delle interruzioni e delle pause, dell’inverno e della neve, si viaggerà sul filo del rasoio.
Ma tant’è, nella città dei cantieri sospesi, dell’ufficio sisma bloccato da sei mesi, dove dell’ufficio tecnico si stenta a notare l’esistenza. Nella città candidata, eletta, tra le dieci di Casa Italia, dove tutto è fermo e tutto tace. Anche le proteste che solo un mese e mezzo fa promettevano di marciare sul Palazzo.
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