In Italia si fanno sempre meno figli e questo significa meno iscritti nelle scuole. A farne le spese sono soprattutto le aree interne che nella nostra regione rappresentano un’ampia fetta del territorio, vittime privilegiate di quello che appare come “un declino orami inarrestabile”. A denunciarlo è Alessandro Paglia, direttore di Ali Abruzzo nonché consigliere comunale di Opi che ricorda come in Abruzzo si avranno 2600 alunni in meno il prossimo anno a fronte di quasi 10mila in meno nel giro di quattro anni.
“Il dibattito in questi giorni si concentra sull’aumento delle tasse per coprire il buco della sanità regionale ma l’altra faccia della medaglia è il costante deterioramento dei servizi” dichiara Paglia davanti al calo di iscritti nelle scuole della regione. La conseguenza è un indebolimento della rete sociale dove “le prime vittime sono come al solito i territori più fragili. Se infatti sulla costa e nelle città un minore numero di iscritti può venire tamponato nella riduzione delle classi, le piccole scuole dei paesi di montagna rischiano sempre di più, una a una, la chiusura”. Con tutto ciò che ne deriva in termini di coesione sociale e riferimenti culturali.
Eppure, a detta del direttore di Ali Abruzzo, una soluzione esiste e “passa da una politica di investimenti per i servizi sui territori, a cominciare dai Comuni”; una inversione di tendenza di cui l’Abruzzo “dovrebbe farsi portavoce in prima istanza al governo, viste le sue peculiarità territoriali”. E davanti all’annuncio sulla discussione di condizioni migliorative nella distribuzione delle risorse del Fondo sanitario nazionale, Alessandro Paglia spera che il percorso abbia esito positivo ma, conclude, “è evidente che la discussione dovrebbe andare molto più a fondo, o una parte molto grande di Abruzzo rischia di morire”.
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